UFC, Khabib vs Ferguson: la psicoanalisi della conferenza tra body language ed attitudine

UFC, Khabib vs Ferguson: la psicoanalisi della conferenza tra body language ed attitudine

17 Marzo 2020 1 Di Redazione

Il re e lo sfidante re.

Il 6 marzo è andata in diretta la prima conferenza stampa del main event dell’evento UFC (finora) più atteso dell’anno. I due sfidanti sono il campione Khabib “The Eagle” Nurmagomedov (28-0) e l’ex campione ad interim Tony “El Cucuy” Ferguson (25-3).

Bizzaria, silenzi e fomento.

Ai lati del presidente Dana White siedono i due protagonisti del match più atteso dell’anno e – perché no – della storia dei pesi leggeri UFC. Da un lato un Khabib Nurmagomedov composto: sia nel vestiario che nella postura, mani conserte, spalle leggermente chiuse e testa appena inclinata verso il basso. Dall’altro lato l’esatta antitesi: un Tony Ferguson in gilet, camicia, cravatta e degli incredibili guanti blu a maneggiare una palla da baseball. Occhiali da sole, mento alto e petto gonfio.

Questo scenario stilitistico e di body language si proietta alla perfezione nel comportamento dei due durante la conferenza: Khabib composto, non troppo loquace (complice anche la lingua) e un Ferguson molto esuberante. L’americano non perde occasione per instaurare un regime dialettico colmo di trash-talking e molto aggressivo. Partono da subito le offese verso tutto e tutti, condito da espressioni della fronte e delle sopracciglia che lasciano trapelare espressioni di rabbia e vivacità.

Vista l’atmosfera non proprio distesa e rilassata, partono le domande incentrate su questa aggressività di El Cucuy, che chiedono di un’ipotetica “questione personale” tra i due. La risposta è immediata e Ferguson parla di rispetto, ma allo stesso tempo punta il dito contro Khabib per tre questioni: il fatto che il daghestano si sia preso gioco di un wrestler da college allievo di Daniel Cormier (di peso nettamente inferiore), di aver fatto fare flessioni per soldi ad un senzatetto, deridendolo e del fatto che gli debba dei soldi visto il match rimandato (uno dei tanti tra i due) per un taglio del peso mancato da The Eagle. Il binomio rispetto-aggressività sarà una componente preponderante dell’attitudine di Ferguson durante tutta l’intervista (soprattutto in “non sto parlando male di tuo fratello, sto solo dicendo che è un pezzo di m***a”) e questa sorta di bipolarismo – non in senso clinico, ovviamente – creerà forte confusione a tutti i presenti, face-off incluso. In tutto questo, l’americano non cambia mai atteggiamento: sporadicamente si alza per fomentare il pubblico, gioca con la pallina, si stabilisce su una postura protesa verso chiunque parli e mantiene un linguaggio decisamente scurrile.

Un episodio sicuramente degno di nota è quello in cui viene posta una domanda a Tony che fa riferimenti ai suoi passati problemi psicologici (nel 2019 ebbe problemi di paranoia, tanto da portare la moglie a chiamare le forze dell’ordine) e la risposta di El Cucuy e solo una:”Vaf******o”. Questo con molta probabilità risalta una chiusura da parte del suddetto verso qualsiasi domanda si addentri nel personale, soprattutto se così intimo e delicato, e nell’approfondire quello che va oltre la superficie, tant’è che poco più tardi inizierà a dare riposte confuse sul perché dei guanti e della pallina, liquidando il tutto con “I guanti ci sono perché sono un killer – un Hitman, in inglese -, la pallina serve in caso scappino”, alzandosi e fomentando il pubblico.

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In Tony Ferguson risalta sicuramente una grande confidenza in se stesso e nelle proprie abilità, ma soprattutto l’intenzione marcata di entrare nella testa, far adirare e destabilizzare psicologicamente Nurmagomedov.

Passando al daghestano, le domande anche per lui partono su quanto dietro a questo match possa esserci una questione personale e la risposta è piuttosto pungente, seppur velata da aria di tranquillità e rispetto che da sempre lo contraddistinguono: “Rispetto le sue abilità, ma credo che sia stupido e folle.” Durante tutta l’intervista Khabib fa fatica a rispondere alle domande sia perché viene continuamente interrotto dalle provocazioni di Ferguson, sia perché, chiaramente, non mastica ancora bene la lingua. E quest’ultimo fattore credo sia rilevante per la capacità di provocare Khabib, visto e considerato che Ferguson ha un americano molto dialettale e veloce.

Alla domanda sui rumor di un possibile match tra Khabib e Floyd Mayweather Jr., il daghestano risponde con un’idea piuttosto surreale: un match composto da 11 round di boxe ed uno di MMA, sostenendo che difficilmente andrebbe KO in undici round. E anche qui l’invadenza di Ferguson non si fa attendere, pretendendo che l’attenzione sia riportata su di sé, suo attuale sfidante. Qui trapela un po’ d’invidia, ma ben giustificata.

Ma gli animi si scaldano in due occasioni: sullo street-fighting e sulle origini messicane di Ferguson.

Per quanto riguarda la prima, viene tirato in ballo lo street-fighting, che a quanto pare è una pratica molto diffusa in Daghestan (località di origine di Khabib) e i due si scontrano verbalmente su chi dei due avrebbe la meglio in quel caso. Nurmagomedov si sente schernito ed accusa Ferguson di non essere assolutamente un esperto di street-fighting con Tony che risponde piuttosto grossolanamente, rimanendo per lo più inerme. Il daghestano alla fine della discussione si tocca spesso il volto e si morde il labbro, che nel body-language sono spesso segni di imbarazzo, a tratti ansia. Per quanto riguarda le origini messicane di Ferguson, lo scenario è simile, con The Eagle che sostiene che El Cucuy non sia un vero messicano, ma solo un californiano. Tony risponde in spagnolo, ma è ora del face-off.

Il face-off.

Quello della prima press-conference del main event di UFC 249 è uno dei face-off più bizzarri degli ultimi anni, soprattutto grazie alle intenzioni imprevedibili, a tratti inspiegabili di Tony Ferguson. A sinistra un Khabib composto, ferreo, a destra però, c’è un Ferguson proteso in avanti, chinato quasi a simulare un takedown, che poggia poi la cintura a terra, chiedendo di fare lo tesso al daghestano, come per contendersele. Da qui la faccia di Nurmagomedov si incupisce ed avanza, in segno di sfida; i due continuano a provocarsi e Khabib calcia la cintura dell’avversario, che risponde con un gesto di rispetto ed addirittura un bacio. Si chiude il sipario tra i sorrisi di Khabib e le urla di Ferguson, che coglie la cintura da terra e urla “Chi è il vero campione?!”

Considerazioni finali e previsioni.

Davvero difficile predire chi dei due avrà la meglio, sicuramente da una conferenza stampa simile è evidente che Ferguson ha tentato in lungo e in largo di entrare nella testa del campione, ma da tutti è stato già detto che l’ultimo che ci ha provato non è finito molto bene. Khabib si è sicuramente inalberato in più frangenti della conferenza, specialmente nel face-off ma è noto a tutti quanto il suo stile sia dominante e sicuramente entrambi avranno una bella gatta da pelare. Khabib lo conosciamo: wrestling sublime e ground-and-pound, Ferguson non lo si conosce mai: imprevedibile, geniale e folle anche nell’ottagono. Un Khabib determinatissimo per la sua legacy e un Ferguson motivatissimo e fomentato. Che vinca la bellezza dello sport e l’incrociarsi delle incredibili doti tecniche di entrambi.