La folle vita di Kazushi Sakuraba: il cacciatore di Gracie che cambiò la storia delle MMA

La folle vita di Kazushi Sakuraba: il cacciatore di Gracie che cambiò la storia delle MMA

24 Maggio 2020 4 Di Giuseppe Albi

Kazushi Sakuraba – Nella cultura tradizionale delle arti marziali giapponesi esiste un adagio che recita che, per raggiungere una formazione davvero completa, è opportuno compiere un viaggio alla scoperta di altre filosofie di combattimento. Non sono tanti quelli che hanno tenuto fede a questa tradizione, soprattutto in epoca moderna. Il senso di appartenenza alla propria scuola e il preconcetto sbagliato che non possa esistere realtà migliore di quella in cui si è cresciuti infatti hanno da sempre minato la via del guerriero.

C’è chi invece è contravvenuto a tutto questo e con grande umiltà si è messo alla prova mettendosi in viaggio al tramonto di un percorso leggendario, quasi come a voler dimostrare che non si smette mai d’imparare. E’ il 2005 infatti quando Kazushi Sakuraba fa le valigie e vola in Brasile, più precisamente a Curitiba, città dove si erge la Chute Boxe Academy.

Sakuraba in quegli anni è una star a livello planetario. Ha affrontato e vinto contro i migliori atleti del mondo. Come è facile pensare quindi il suo arrivo non venne accolto proprio con la massima ospitalità da parte dei brasiliani. Ben presto però dovranno ricredersi poiché di fronte non si ritroveranno un “Mestre” ma uno studente desideroso di imparare il più possibile.

Il nostro racconto sulle gesta di uno dei più grandi fighter di tutti i tempi parte proprio da qui. E non potrebbe essere altrimenti per descrivere al meglio il personaggio che si cela dietro la maschera di Kazushi Sakuraba. Già, una maschera, perché Sakuraba per tutta la sua carriera è stato prima Ikiru Densetsu (ndr. La Leggenda Vivente) poi The IQ Wrestler e poi ancora The Gracie Hunter. Dagli esordi nel Pro Wrestling fino ad arrivare al Pride infatti Sakuraba ha dovuto convivere con ombre che crescevano di pari passo con la sua leggenda. Nulla di tutto questo però l’ha mai turbato ad eccezione di una cosa: la sconfitta, il peggiore degli incroci che si possono fare sulla via del guerriero.

Nella testa di Sakuraba la sconfitta è sempre stata ricondotta fondamentalmente con un volto: quello granitico e spaventoso di Wanderlei Silva, l’unico uomo capace di sconfiggerlo addirittura tre volte. I veri guerrieri però non sono soliti mollare facilmente e così Sakuraba si è trasferito proprio nell’Accademia dove quello stesso uomo si è allenato. Tutto abbastanza logico se ti chiami Sakuraba no?

Arrivato durante un agosto torrido e conoscendo fondamentalmente solo due frasi in portoghese: “Bora, time!” (forza squadra!) e “Não estou cansado” (non sono stanco), Sakuraba si è gettato a capofitto in un qualcosa che oggi sarebbe riduttivo definire come camping estremo. Girò con tutti i più grandi dell’Accademia, i quali non si risparmiarono affatto al cospetto di un nome come il suo. All’epoca Sakuraba aveva 36 anni e nel curriculum vantava vittorie con gente come Kevin Randleman, Quinton “Rampage” Jackson, Vitor Belfort, Carlos Newton e i Gracie.

Sì, i Gracie, scritto al plurale perché dal 1999 al 2000, nel giro di un anno, Sakuraba batté nell’ordine Royler Gracie, Royce Gracie, Renzo Gracie e Ryan Gracie diventando a pieno titolo l’incubo della più influente famiglia del Jiu Jitsu mondiale. Eppure Sakuraba era lì in Brasile, a fine carriera, perché sentiva ancora che c’era qualcosa da imparare. In fondo era sempre stato così. Un fuoco che ardeva già a 15 anni quando mieteva vittime nei tornei scolastici di lotta libera e che si è alimentato fino a quando di anni Sakuraba ne aveva 28 e sconfiggeva nella finale dell’UFC Japan del ’97 un mostro sacro come Marcus Silveira. Uno spirito che si è protratto fino ai giorni nostri nonostante ora sia arrivato alla soglia dei 50.

I match openweight e le battaglie epiche sono ovviamente ormai alle spalle per motivi anagrafici, ma la storia di Sakuraba non è ancora finita. Si allena regolarmente, ha una scuola dove cerca di trasmettere il suo talento e nel 2018 ha ideato il Quintet, un torneo di grappling a squadre dove team composti da cinque lottatori competono in sfide ad eliminazione. Un format molto interessante nel quale partecipa di frequente anche lo stesso Sakuraba, questa volta però senza maschere o soprannomi, ma sempre con quella terribile voglia di migliorarsi. E non importa se le ginocchia fasciate rivelino infortuni e acciacchi che si tramandano da anni. Non importa nemmeno se la forma atletica e la reattività non siano più quelli di una volta. Quando entra in un’arena Sakuraba per chi, come noi, ama questo mondo alla follia, è sempre un’emozione senza tempo.