GSP – Una delle cose più difficili nella carriera di un fighter è quella di decidere quando è arrivato il momento di smettere. Georges St-Pierre è stato uno degli artisti marziali più lungimiranti in tal senso.
Ritiratosi al picco della carriera nel 2013 dopo aver difeso la cintura dei welter dall’assalto di Johny Hendricks, è tornato nel 2017 per aggiungere al suo palmarés un altro titolo: quello dei pesi medi conquistato contro Michael Bisping.
Da allora non ha più fatto ritorno nell’ottagono e, ad oggi, si definisce un fighter in pensione. Un’affermazione da prendere con le pinze dato che GSP si allena regolarmente. Tuttavia un suo ritorno ai livelli più alti sembra sempre più lontano, soprattutto dopo gli ultimi pensieri rivelati durante un’intervista al South China Morning Post dove ha spiegato i reali motivi che lo hanno portato al ritiro.
“Non sono andato in pensione perché non posso più combattere – ha dichiarato il 39enne canadese – Potrei lottare ancora se lo volessi e credo che probabilmente potrei essere uno dei migliori, forse il migliore. Mi sono fermato a causa dello stress. È stata una sensazione insopportabile per me. Non mi è mai piaciuto il momento in cui dovevo gareggiare e combattere. È qualcosa che un po’ mi fa pentire. Avrei dovuto divertirmi sicuramente di più. Lo stress mi ha condizionato molto e questo è uno dei motivi per cui mi sono ritirato. Nel mio sport c’è molta guerra mentale. Si parla sempre facendo trash talking. Molti dei miei avversari hanno cercato di intimidirmi, ma non ha funzionato. Ovviamente sono sempre stato spaventato prima di combattere, ma la mia paura era quella di non essere abbastanza bravo, o di non essere bravo come voglio essere. Questo è ciò di cui ho paura. Ho paura di me stesso in un certo senso“.
Dichiarazioni che fanno emergere un GSP inedito e per qualche verso più umano. Dal punto di vista degli scenari UFC invece un suo ritorno contro Conor McGregor o Khabib Nurmagomedov (come si era ipotizzato) ora appare sicuramente meno probabile.