UFC Las Vegas 4, le pagelle: Poirier Highlander. Sugli scudi Perry e Allen

UFC Las Vegas 4, le pagelle: Poirier Highlander. Sugli scudi Perry e Allen

28 Giugno 2020 4 Di Giuseppe Albi

UFC – Prima di chiudere le valigie e spostarsi ad Abu Dhabi per Fight Island, UFC ci ha regalato un’ultima notte di bagordi a Las Vegas con una card che ricorderemo a lungo.

La nostra analisi parte dai prelims UFC perché anche a quelle latitudini lo spettacolo non è mancato.

Il match di apertura fra Youssef Zalal e Jordan Griffin è stato sin da subito apprezzabile e ha dato la sensazione di essere aperto per tutti e tre i round. Alla fine a far pendere l’ago della bilancia dalla sua parte è stato lo striking al veleno di Zalal che si è imposto per decisione unanime ed ha agguantato così la sua seconda vittoria consecutiva. Davvero non male l’impatto del 23enne marocchino in UFC che si becca anche un bel 7 nelle nostre pagelle. 5.5 invece per Griffin.

Nella sfida successiva sono state le donne a prendersi la scena. Da una parte Kay Hansen, dall’altra Jihn Yu Frey. Quindici anni di differenza fra le due atlete, entrambe all’esordio in UFC. Hansen, la più giovane dell’intero roster femminile con i suoi 20 anni, ha rotto il ghiaccio nel secondo round controllando con grandi abilità le fasi lottatorie dopo la giustificata emozione patita nelle prime battute. Un dominio sancito da una transizione spettacolare che l’ha portata a chiudere un’armlock molto fantasiosa che ha costretto la Frey al tap out. Un’azione che le è valsa anche il bonus per la Performance of the Night. Che dire, non ci poteva essere esordio migliore per la giovanissima Hansen che si merita un 7 tondo tondo. Poca roba invece per la Frey che non va oltre il 5.

Saliamo nella card e lo facciamo soprattutto con le libbre. Pesi massimi a confronto nel match fra Tanner Boser e Philipe Lins. L’elegante scambio letterale fra i due big man dura solo un round come è consuetudine quando si scontrano simili esemplari. Dopo una prima fase di moderato studio infatti Boser si è abbattuto con violenza estrema su Lins mettendolo definitivamente ko con degli hammer fist micidiali. Una recita da pagelle quasi scontate: 7 per Boser. 4 invece per il bell’addormentato Lins.

L’ultimo match dei prelims era il più atteso fra quelli che precedevano la main card. Uno di fronte all’altro infatti c’erano due atleti in moderata ascesa come Luis Pena e Khama Worthy. Al pronti via è stato subito Pena a prendere le redini della contesa grazie al suo migliore allungo e ad un buon lavoro a terra. Al nativo di Napoli però sembra sempre mancare qualcosa per chiudere i giochi e così, nel terzo round, è finito per farsi inspiegabilmente intrappolare in una ghigliottina old school improvvisata da Worthy, non proprio uno specialista delle sottomissioni. Un errore clamoroso che gli è costato il match e lo ha fatto finire soprattutto dietro la nostra lavagna con tanto di impietoso 4 in pagella. Sorride invece Worthy che senza studiare la sfanga con un preziosissimo 6.5.

Altra submission, questa sì d’autore, quella messa in atto da Julian Erosa contro Sean Woodson. Diciamolo, si sono visti match migliori in UFC, ma questa sfida sarà ricordata soprattutto perché ha ribadito ancora una volta il concetto che nelle MMA può succedere davvero di tutto. Erosa infatti ha subito lo striking più preciso di Woodson per due interi round, salvo poi ribaltare tutto nella terza ripresa quando ha estratto dal cilindro una Brabo Choke da manuale che gli ha permesso di mettere in archivio vittoria e bonus di Performance of the Night. I voti? 5 per Woodson, 6.5 per Erosa.

Proseguendo la nostra analisi ci auguriamo che non vi siate alzati per andare in bagno o per mangiare qualcosa durante il match fra Takashi Sato e Jason Witt. Nel caso, sappiate che vi siete persi questo simpatico inframezzo. Il giapponese infatti ha impiegato appena 48 secondi per sbarazzarsi del suo avversario con una ricetta sempre in voga: diretto sinistro e ground and pound. Un ko lampo da 7 in pagella per Sato e da 4 per Witt.

E’ stato decisamente più spumeggiante e battagliero l’incontro fra Brendan Allen e Kyle Daukaus. Una sfida fra due atleti giovani e affamati dove il sangue a fiumi, i colpi pesanti e le ottime fasi lottatorie al suolo hanno permesso a tutto il pubblico hardcore di godere di un raffinato spettacolo. Una battaglia in piena regola che si è conclusa ai punti (anche di sutura). A vincere è stato Allen ma il voto è alto per entrambi: 7,5 per Allen, 7 per Daukaus.

Nel terzultimo match della scaletta ancora pesi massimi in azione con il matchup Maurice Green vs Gian Villante. Al pronti via è stato proprio quest’ultimo a condurre i giochi. Un controllo di apparente normale amministrazione che si è sgretolato tuttavia come neve al sole nel terzo round dopo un ground and pound senza profitto. Green, sornione, è riuscito infatti prima a sopravvivere e poi a piazzare un’inaspettata submission anticonvenzionale che ha costretto Villante alla resa. Nel verdetto ufficiale l’azione è stata definita come una arm-triangle, ma potremmo chiamarla con ogni nome. 6,5 comunque per Green, ma solo perché chi vince ha sempre ragione. 5 invece a Villante perché non è stato capace di chiudere un match ampiamente dominato.

E siamo giunti così al co-main event: Mike Perry vs Mickey Gall. Iniziamo subito col dire che, com’era nelle previsioni, l’istrionico Perry si è presentato al match accompagnato solo dalla sua nuova fidanzata. Nessun coach all’angolo, nessuno in grado di dirgli cosa doveva o non doveva fare. Una scelta in linea con il suo stile di vita da cane sciolto e che si sposa alla perfezione con la famosa teoria del calabrone che non sa che non può volare e quindi vola lo stesso. Ecco, anche Mike Perry sembra quasi non sapere cosa sta facendo, ma è solo un’apparenza perché il suo piano combacia nettamente con l’istinto del guerriero che folleggia nel caos della sua testa. Platinum è l’uomo che tutti vorremmo al nostro fianco se fossimo coinvolti in una rissa da bar. Senza ombra di dubbio infatti lui si scaglierebbe a viso aperto con la stessa veemenza e la stessa ferocia che mette in mostra nella gabbia. Una “strategia” – scritto con tante virgolette – che ha distrutto fisicamente e mentalmente anche Mickey Gall, il quale è stato umiliato nella fasi di striking, ma anche paradossalmente in quelle a terra dove in teoria doveva essere avvantaggiato dall’alto della sua cintura nera di Jiu Jitsu. Una sconfitta cocente che ha fatto sembrare ancora una volta Gall il bullo bravo a sottomette i novellini (C.M. Punk e Sage Northcutt) che diventa però lui stesso vittima quando incontra i veri bulli old school (Diego Sanchez e ora Mike Perry) targati UFC. Una prova da 4 per l’ex ragazzo prodigio. A Perry invece dobbiamo dare un voto altissimo, anche solo per il fatto che contro tutto e tutti è riuscito a vincere e a convincere. Bravo Mike, l’8 in pagella non te lo toglie nessuno e adesso vai a spassartela come solo tu sai fare!

Bene, adesso tirate un attimo il fiato perché stiamo per entrare in un vortice di passione. Nel main event infatti abbiamo assistito ad un altro serissimo candidato per il Fight of the Year. Il match fra Dustin Poirier e Dan Hooker è stato un inno alle arti marziali miste dove entrambi gli atleti hanno offerto in sacrificio i propri corpi agli Dei della guerra che governano il mondo delle battaglie nelle gabbie.

Abbiamo visto un pugilato stellare con scambi di assoluto prestigio. Abbiamo visto ottime transizioni a terra messe in scena dalla seconda metà del match in poi. In poche parole abbiamo avuto sotto gli occhi un manuale delle arti marziali miste scritto a quattro mani da due veri talenti di questa disciplina.

Dopo cinque round di passione e di intensità pazzesca ad emergere dagli inferi della battaglia è stato Poirier grazie al suo maggior cardio che gli ha permesso di chiudere meglio nel quarto e nell’ultimo round. I voti sono comunque altissimi per entrambi e non potrebbe essere altrimenti. 8.5 per Hooker9 per “The Diamond” Dustin Poirier.