UFC 251, le pagelle: Usman doma Masvidal. Prestazioni d’autore per Yan e Namajunas

UFC 251, le pagelle: Usman doma Masvidal. Prestazioni d’autore per Yan e Namajunas

12 Luglio 2020 9 Di Giuseppe Albi

UFC 251 – L’aspettavamo. La bramavamo. Abbiamo immaginato questo momento in ogni modo: Fight Island si è finalmente materializzata sotto i nostri occhi e ci ha regalato una prima notte davvero indimenticabile.

Una main card stellare dove quasi ogni match poteva essere potenzialmente l’evento clou di una qualsiasi Fight Night. Un livello tecnico altissimo che si è innalzato con picchi di agonismo già dai prelims. Ed è proprio da qui che ha inizio il nostro viaggio a ritroso dove cercheremo di fare ordine fra le emozioni per analizzare con le nostre pagelle tutto quello che è successo in quella terra misteriosa che risponde al nome di Yas Island.

Non passeremo sotto esame tutti i match preliminari perché ovviamente c’è molto da raccontare sui protagonisti della main card. Ma ne sceglieremo in particolare tre, ovvero quelli che hanno regalato più spettacolo.

Partiamo così da Davey Grant vs Martin Day. Ai più questi nomi diranno poco, ma per chi non l’avesse visto il consiglio è quello di andarsi a cercare il ko con il quale Grant si è aggiudicato la vittoria. Un gancio sinistro alla mascella che ha lasciato Day privo di sensi e che è valso soprattutto il premio di “Performance of the Night”. Il soprannome di Grant è “Dangerous”. Ecco… diciamo che ha dimostrato il perché. Voto 7 in pagella per lui. 5 invece per Day.

Saliamo nella card e saliamo anche con il livello di hype perché il secondo match che estrapoliamo dai prelims è quello di Makwan Amirkhani. Il 31enne finlandese di origine curda è uno degli atleti più misteriosi e intriganti che gravitano nel sottobosco dei pesi piuma. Un lottatore capace di commettere clamorosi errori (come successo nella precedente uscita contro Shane Burgos) ma anche di piazzare autentici capolavori tecnici come l’anaconda choke con cui ha messo a dormire Danny Henry nel primo round. No, non è un modo di dire, ha messo proprio a dormire lo scozzese avvisando poi lui stesso il distratto arbitro Leon Roberts. Voto 7 per Amirkhani. Un 4 tendente al “non classificabile” per Henry.

Chiudiamo i prelims con un’ultima citazione: Jiri Prochazka. Il 27enne ex campione del Rizin si è presentato al suo debutto UFC con grande personalità nonostante avesse di fronte un ex contendente al titolo come Volkan Oezdemir. Una spregiudicatezza che gli ha permesso di mostrare anche momenti di pura follia con tanto di schivate e parole rivolte allo sfidante. Joe Anik in telecronaca ha pronunciato la seguente frase: “This man is crazy but I love him”(ndr. Quest’uomo è pazzo ma lo amo). Chi siamo dunque noi per non essere d’accordo? E soprattutto: come non amare quel jab-diretto che ha spedito al tappeto un duro come Oezdemir? Voto 7 anche per Prochazka che si è guadagnato persino il bonus di “Performance of the Night”. Voto 5 per un Oezdemir in netta fase calante.

Ed ora entriamo nel girone più caldo degli inferi di UFC 251: la main card. I visini angelici di Paige VanZant e Amanda Ribas potevano trarre in inganno sul luogo più oscuro della terra in cui siamo stati inconsciamente proiettati, ma sin dal loro ingresso, e proseguendo poi fino al main event, lo show è stato davvero un tripudio di fuoco e fiamme nell’ottagono.

La prima sagoma a bruciarsi è stata quella di Paige VanZant. Un match a senso unico quello contro la Ribas, con la brasiliana che ha letteralmente portato a scuola la bionda nativa del Nevada costringendola alla resa con un’armbar nel primo round. Una VanZant forse con la testa già alla sua carriera nello showbiz. Questo infatti era il suo ultimo match da contratto con UFC e, considerando la sua richiesta di rinnovo a cifre più alte, ci sono molti dubbi sul fatto che Dana White possa accontentarla dopo la brutta prova offerta. Al contrario continua a scalare le classifiche invece Amanda Ribas che, dopo aver battuto Mackenzie Dern, ha aggiunto un altro scalpo d’autore alla sua collezione. I voti: un bel 7 per la brasiliana e un 3 per l’inconsistente Paige VanZant.

Nel match successivo ancora donne protagoniste con la sfida molto combattuta fra Jessica Andrade e Rose Namajunas. Dopo lo slam che era costato il titolo a “Thug Rose” nel maggio del 2019 ci si aspettava un gameplan simile da parte della Andrade. E invece la 28enne brasiliana si è presentata alla contesa con uno striking e uno stile di combattimento a tratti rinnovati. Namajunas, come si sa, è dotata di ottime basi pugilistiche e così ne è venuta fuori un’autentica battaglia. Round dopo round entrambe le signore non si sono affatto risparmiate e a testimoniarlo è anche il bonus di “Fight of the Night” ricevuto. Una sfida sostanzialmente equilibrata dove tuttavia Rose si è fatta preferire per la sua precisione che le è valsa la vittoria per split decision e probabilmente la prossima title shot contro Weili Zhang. I voti? 7.5 per Namajunas, 7 per Andrade.

Saliamo ancora nella scaletta ed arriviamo al primo match titolato della notte di Fight Island. Da una parte Petr Yan, dall’altra José Aldo. Due fighters molto simili ma agli antipodi per carriera ed età. La vecchia scuola contro il nuovo che avanza e per due round lo scontro è sembrato anche abbastanza equilibrato. Aldo infatti ci ha preso per mano in un viaggio a ritroso nel tempo dove ci ha fatto rivedere quegli aspetti tecnici devastanti che hanno contraddistinto la sua carriera. Uno su tutti: sua maestà il leg kick, un fondamentale che ha contribuito a costruire la leggenda di José Aldo. Yan però ha dimostrato di essere un osso duro e con grandissima solidità ha risposto colpo su colpo anzi, nel primo round ha anche rischiato di chiudere la contesa con un dolorosissimo fendente al fegato di Aldo! Il brasiliano ha resistito come ha potuto, ma dal terzo round in poi ha dovuto alzare bandiera bianca dinnanzi alla pressione incessante e al feroce ground and pound di Yan. Il russo ha chiuso la contesa demolendo quel che restava della leggenda di Rio de Janeiro e conquistando la vacante cintura dei pesi gallo UFC. Il voto per lui non può che essere quindi alto: 8. Ci sentiamo di dare comunque un 6 a José Aldo per aver lottato come un leone nonostante si trovasse di fronte ad un’annunciata mission impossible.

E’ stato sicuramente più equilibrato il co-main event fra Alexander Volkanovski e Max Holloway. Più che match si potrebbe definire addirittura una partita a scacchi con entrambi gli atleti molto attenti a non commettere errori soprattutto nelle prime battute. Ad aggiudicarsi i primi due round è stato a nostro avviso Holloway grazie a due guizzi che hanno piegato le gambe al campione in entrambe le riprese. Un Volkanovski apparso meno preciso del solito e poco propenso ad usare il suo proverbiale leg kick a causa di alcuni problemi fisici. Ma nonostante questo l’australiano è riuscito a rimanere comunque attivo nel terzo e nel quarto round portando il match verso un ipotetico 2-2 nel conteggio delle riprese. Nel quinto round ci si aspettava che l’ago della bilancia potesse pendere con più decisione da una parte o dall’altra, ma ciò non è avvenuto. Uno stallo che come spesso accade ha portato ad una split decision. Un giudice ha assegnato così la vittoria ad Holloway. Due invece a Volkanovski. Un verdetto che farà discutere ma che ha permesso al campione di mantenere la cintura dei pesi piuma. La speranza ora è sicuramente quella di vedere un terzo match che possa finalmente mettere ordine dopo le ultime due sfide molto tirate. Nell’attesa ci pensiamo noi a riequilibrare le cose e ad assegnare un pareggio con i nostri voti: 7 a Volkanovski e 7 a Holloway.

Bene, come al solito ora tiriamo tutti un bel respiro e ci prepariamo a rituffarci nell’attesissimo main event fra Kamaru Usman e Jorge Masvidal. Una sfida attesissima sia per il dualismo evidente fra i due, sia per la scelta di “Gamebred” di accettattare il match con soli sei giorni di preavviso dopo la positività al COVID-19 di Gilbert Burns.

Quando si è nell’ottagono però la storia recente o quella passata non importano e così Masvidal si è subito gettato in maniera selvaggia verso il suo avversario cercando di raggiungere il punto massimo di fusione. Usman però non si è lasciato impressionare ed ha accolto lo “Street Jesus” facendosi trovare pronto anche sul fronte dello striking. Poi però, a partire dal secondo round, si è affidato al suo pane quotidiano saggiamente lievitato a mano grazie alla fusione di due elementi essenziali: il controllo a parete e il takedown. Masvidal nelle prime battute ha cercato di rispondere con una buona difesa attiva fatta di gomitate e tentativi di dirty boxe. Ma quando Usman chiude la distanza, si sa, è davvero impossibile scrollarselo di dosso. Il boa constrictor nigeriano ha imbrigliato così nelle sabbie mobili Masvidal soffocando ogni tentativo di ribellione. Dal terzo round in poi è iniziato un controllo totale di Usman che ha indirizzato in maniera netta il match dalla sua parte. I puristi dello spettacolo potranno anche storcere il naso, ma il campione in carica dei pesi welter ha dimostrato ancora una volta come si porta a casa un match. Anzi, l’ha dimostrato per la dodicesima volta consecutiva in UFC pareggiando il record di categoria di un certo Georges St-Pierre. Voto 8 per l’incubo nigeriano. 5.5 per Masvidal dal quale ci si aspettava sicuramente qualcosa in più.