UFC, Dan Hardy: “Sopravvissi alla armbar di GSP grazie ad uno studio sui cadaveri”

UFC, Dan Hardy: “Sopravvissi alla armbar di GSP grazie ad uno studio sui cadaveri”

3 Settembre 2020 0 Di Redazione

UFC – Prendiamoci una pausa dalle continue voci sul futuro di Georges St.Pierre, accostato a un’infinità di nomi nel recente passato. Riguardiamo invece una delle vittorie più brillanti della carriera di “Rush”, quella di UFC 111, con un ospite d’eccezione: l’avversario di quella sera, Dan Hardy, oggi commentatore apprezzato quasi universalmente.

Hardy e St.Pierre si sono collegati con Adam Catterall di BT Sport per riguardare il loro incontro a più di dieci anni di distanza.

Quando capita di ascoltare due fighter di questo livello che analizzano proprio il match in cui si sono affrontati?

Definirlo “uno sguardo dietro le quinte” non renderebbe l’idea della profondità di questa analisi. I due ripercorrono ogni tappa del percorso: dal trash talk un po’ forzato alle conseguenze del match, con tutto quello che sta nel mezzo. GSP ci fa capire meglio le ansie che lo tormentavano prima di ogni incontro mentre Hardy ci trasmette il senso di impotenza provato durante i takedown dell’avversario.

Naturalmente, viene dedicato ampio spazio alla stoica resistenza di Hardy contro le sottomissioni del canadese. Per due volte, infatti, GSP andò vicino a finalizzare l’inglese con una armbar prima e con una kimura poi. Con una forza di volontà e una flessibilità difficilmente descrivibili, Hardy si rifiutò di cedere e riuscì a proseguire. Il racconto della armbar da parte di Hardy, in particolare, ha dell’incredibile (minuto 16:05):

“C’era uno studio che avevo letto, riguardava i campi di prigionia giapponesi durante la seconda guerra mondiale. Provavano a spezzare gli arti ai cadaveri, per capire quali erano più facili da rompere, e capirono quanto era difficile rompere un braccio. Quando lo vediamo nelle MMA, dev’essere o un gomito slogato o deve spezzarsi l’avambraccio, come a Tim Sylvia.

In quel momento ci pensai immediatamente, mi ricordai quanto era difficile rompere un braccio. La seconda cosa a cui pensai fu la mia flessibilità, e la mia testardaggine. Infine pensai: lo colpirò con un gancio sinistro, va tutto bene.”

Abbiamo estrapolato e tradotto quello che è probabilmente lo spezzone più interessante. Ma se volete uno sguardo in profondità a ogni aspetto di un match titolato, guardatelo tutto. Se con l’inglese non siete dei fenomeni (tranquilli, non siete gli unici!), impostate i sottotitoli automatici.

Ne vale la pena.