UFC, Harris e l’omicidio della figliastra: “Mi fermo, per la mia salute mentale”

UFC, Harris e l’omicidio della figliastra: “Mi fermo, per la mia salute mentale”

11 Gennaio 2021 0 Di Redazione

UFC – Se il 2020 è stato un anno ostico per tutto il mondo, quello di Walt Harris è stato senz’altro più arduo da digerire. La figliastra del peso massimo americano è scomparsa per un mese, salvo poi essere trovata morta, uccisa per la precisione, nella fine del 2019.

Harris, nonostante questo, è tornato in azione nell’ottagono dopo pochi mesi contro Alistair Overeem, lo ha quasi mandato KO nel primo round, salvo poi perdere per TKO nella seconda ripresa. Più avanti ha affrontato Alexandar Volkov in un match abbastanza equilibrato, finché nel secondo round non ha perso per TKO, dopo aver preso un calcio frontale all’altezza del plesso solare.

Una perdita pesantissima in famiglia e due sconfitte. E quello che ci dice il trentasettenne americano è che forse è rientrato troppo presto. Una perdita così significativa ed un peso grandissimo da portare nei match. Prima delle due sconfitte consecutive in UFC veniva da quattro vittorie consecutive, stava scalando la divisione anche abbastanza facilmente. Ma a volte, per quanto un fighter possa incarnare lo spirito da guerriero, ci sono cose nella vita che schiacciano chiunque.

Harris ha così dichiarato ad MMA Fighting:

“Pensavo di tornare a combattere a febbraio, ma poi mi sono detto che forse sarebbe meglio prendermi una pausa, per me stesso, per la mia salute mentale. Sento come se sono tornato a combattere troppo presto, non ho metabolizzato e ho realizzato solo recentemente quanto importante sia la sanità mentale. Ho sentito che Anthony Smith si è affidato ad un terapeuta, io non l’ho fatto e credo sia ora di farlo per me”.

Insomma, spesso ci dimentichiamo dell’importanza della nostra salute mentale e questo capita anche ai fighter. Nonostante siano costantemente alla prova da un punto di vista psicologico, le circostanze dell’esistenza spesso portano a doversi prendere delle pause, raccogliersi e ricominciare, specialmente quando si parla di perdite così traumatiche.

Harris probabilmente non si è sopravvalutato, ha solo provato a fare una cosa particolarmente eroica di fronte ad eventi come questi: combattere un momento buio andando avanti e continuando a fare ciò che faceva prima, caricandosi sulle spalle tutto.

Purtroppo non gli è andata bene e ha umilmente riconosciuto che di fronte ad avvenimenti come questo, avrebbe avuto ed ha bisogno di una pausa. È pronto a raccogliersi e ad affidarsi saggiamente alla psicologia e soprattutto alla psicologia dello sport. E gli auguriamo di tornare, recuperare quanto perso e continuare la sua scalata, più forte di prima.