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Alessio Sakara in esclusiva su Twitch: “Vi racconto l’epoca d’oro delle MMA”

Sakara Alex Dandi

Alessio Sakara è stato ospite in esclusiva del canale Twitch di Alex Dandi. Un’intervista a 360 gradi nel mondo del Legionario.

Questi alcuni estratti:

Ho vissuto in America dal 2006 al 2010. Qui in Italia le MMA erano ancora poco diffuse. Vivendo lì ho imparato dagli americani e dai brasiliani come funziona la loro vita fuori dalla palestra. Tu sei un fighter nel momento in cui ti alleni e combatti, ma fuori puoi essere anche altro. Lì la maggior parte degli atleti hanno anche altre attività al di fuori del combattimento. Per me è stato un insegnamento importante che ho cercato di applicare sia per divulgare questo sport, sia per allargare i miei orizzonti. Si può essere atleti, ma fare anche altro. Cinema, televisione e attività di vario genere. Il problema è che molte volte la gente non lo capisce, soprattutto qui da noi in Italia. Io passo per quello che lo ha fatto per primo, ma in America lo fanno da anni, sono avanti anni luce. Ovviamente ci vuole molta organizzazione per fare tutto. Io pianifico la mia settimana in maniera maniacale. Le mie giornate sono lunghe e cominciano molto presto. Anche quando faccio cinema, televisione o sono in giro per altri lavori però tutto viene organizzato alla perfezione, soprattutto i pasti. Tutte le cose che faccio, quelle in cui ci metto la faccia, è perché ci credo, altrimenti non le farei”.

Un altro passaggio fondamentale è stato quello relativo alle MMA di oggi.

Il contorno delle MMA non è più quello di una volta, quello in sostanza di quando ho iniziato io. Il contorno ora è vendersi agli sponsor, alla società. Per dirvene una: l’8 settembre 2001 ho combattuto in una favela. Era un match di valetudo a mani nude. L’arbitro prima del match, per smorzare la tensione, ci disse: “Vale tutto tranne offendere le madri”. Questo giusto per farvi capire com’era una volta. Non c’erano social, non c’erano smartphone. Si arrivava e si combatteva, stop. Spesso non sapevi nemmeno contro chi dovevi combattere. Anche la gabbia non era come quella di oggi, era di ferro. C’erano valori diversi. Dal mio punto di vista penso che oggi arrivi invece di più il fighter che si sa vendere meglio”.

“Io odio il trash talking per due motivi. Il primo perché spesso non succede quello che si dice. Il secondo perché non è educativo per i giovani. Una volta non era così. Una volta se facevano trash talking era perché poi cercavano di dare seguito a quello che dicevano. Ma non c’erano insulti, ci si prometteva solo di mettersi KO. I match old school erano spettacolari, se le davano di santa ragione, mentre oggi a volte si scambiano solo un paio di colpi per round”.

“Il trash talking non mi piace nemmeno nei membri del mio stesso team. Colby Covington per esempio quando lo incontravo in palestra nemmeno lo salutavo”.

L’intervista integrale ad Alessio Sakara è disponibile QUI.

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