Coronavirus: cosa rimane delle MMA?

Coronavirus: cosa rimane delle MMA?

16 Marzo 2020 1 Di Ernesto Piane

Stiamo vivendo un momento unico nell’era della globalizzazione. Una pandemia reale, dilagante, che ha in poco tempo cambiato la vita e i tessuti sociali di tutti noi. Nei giorni passati, chiunque avesse provato a ribellarsi all’evidenza ha infine dovuto piano piano piegarsi al pericolo del COVID-19.

Inevitabilmente, anche il mondo dello sport ha dovuto fare i conti con il virus. In Italia tutte le attività sportive sono sospese fino al 3 aprile, mentre si moltiplica di giorno in giorno il numero di atleti positivi al coronavirus.

Nel frattempo, il mondiale di Formula 1 è iniziato nel peggiore dei modi. Il Gp d’Australia è stato cancellato a solo due ore dall’inizio delle prove libere, dopo che un dipendente McLaren era risultato positivo al test. Mancano al momento notizie ufficiali, ma la scelta più probabile sembra sia quella di posticipare l’inizio del Gran Premio tra maggio e giugno.

Pure la NBA ha infine dovuto gettare la spugna dopo la dichiarata positività del giocatore degli Utah Jazz, Rudy Gobert. Il commissioner della NBA Adam Silver ha spiegato, in una lettera, che la sospensione durerà almeno 30 giorni. La volontà è quella di creare un protocollo per poter tornare a giocare, con o senza pubblico, col solo obiettivo di mettere al primo posto la salute e la sicurezza di tutti.

E le Mixed Martial Arts?

Una delle prime promotion di MMA ad aver preso efficaci misure per l’emergenza è stata ONE Championship, inizialmente organizzando un evento a porte chiuse a Singapore e in seguito rinviando l’evento successivo in Vietnam. Una presa di posizione così coscienziosa non poteva che arrivare dall’Asia, il primo continente ad aver dovuto fronteggiare la minaccia dell’epidemia.

Anche Scott Coker, CEO di Bellator, ha fatto una scelta di responsabilità: posticipare l’attesa card di Bellator 241 nel Connecticut, comunicandolo anche sul suo account Twitter. Molte altre promotion minori stanno facendo altrettanto.

Parliamo di UFC

In un’intervista della scorsa settimana, Dana White ha dichiarato in modo molto sprezzante che il Coronavirus non era una sua preoccupazione, come a sottolineare che fosse ancora tutto sotto controllo. C’è da dire che finora non sono stati registrati casi positivi tra i lottatori e i vari addetti ai lavori dell’organo UFC.

In USA come in altri paesi, fino a qualche giorno fa, non erano state indette prese di posizione forti per contrastare l’ondata di contagi e quindi c’era ancora libertà decisionale per i presidenti delle promotion. Tuttavia, nelle ultime ore la musica è cambiata. Molto. Il presidente degli USA Donald Trump ha dichiarato in conferenza stampa che “la situazione (Coronavirus) è fuori controllo”, adeguandosi ad alcuni degli standard di sicurezza di Italia e Cina. Infatti, dopo le ultime direttive, il numero di persone raccomandate per gli eventi pubblici è sceso da 50 a 10, dando probabilmente il colpo di grazia ai tentativi di Dana White di andare avanti con gli eventi futuri. In rapida successione sono state posticipate (a data da definirsi) le tre prossime card UFC: del 21 marzo, 29 marzo e 12 aprile. Al momento, l’unico punto fermo rimane UFC 249 Nurmagomedov vs Ferguson che, citando testualmente, “…è ancora programmato come previsto ma potrebbe cambiare il luogo”.

L’ottagono verrà distrutto all’alba?

Una volta superato questo momento di crisi non si potrà pretendere che tutto torni immediatamente alla normalità. Sotto questa ottica l’idea di Dana White sullo spettacolo a porte chiuse è sicuramente molto valida e se sviluppata a dovere, avvalendosi ad esempio di materiale inedito, si potrà sicuramente aumentare l’interesse del pubblico. In fin dei conti affidarsi solo al pay per view non è una sconfitta, anzi, potrebbe decisamente essere il punto di svolta, sia in termini di guadagno che di sicurezza. È vero, non ci sarà il boato dell’arena ad accompagnare i pugni degli atleti, lo spettacolo sarà più ruvido, per alcuni freddo, per altri quasi più vicino alla old school americana regno di Baron Kimbo. Ma sarà pure il paradiso dei puristi: l’ottagono, il silenzio e due uomini contro.

 

Il clima è decisamente surreale, come uscito da un film di John Carpenter o di George A. Romero, gli uomini potenti in tutto il mondo si ergono su piedistalli traballanti cercando di mostrarsi immuni alla forza di questa calamità. Poiché l’uomo moderno è forte, molto più forte del passato. Man mano, però, che il pericolo avanza, strisciante, tra le strade e cinge le nostre città, appare sempre più chiaro come sia inevitabile e necessario fermarsi, chiudere la porta ed aspettare che la tempesta passi, proprio come fecero i nostri avi. Sono cambiati i dettagli, ma non il concetto: non siamo i padroni di questo mondo, ma solo a contratto.

 

A cura di Ernesto e Giulio Piane