Non è uno sport per vecchi? Gli “evergreen” di UFC la pensano diversamente

Non è uno sport per vecchi? Gli “evergreen” di UFC la pensano diversamente

17 Marzo 2020 1 Di Riccardo Colella

Leggendola così, gli appassionati di cinema potrebbero quasi saltare dalla sedia, pensando a un improbabile sequel di quel “Non è un paese per vecchi”, pluripremiato capolavoro del 2007 dei fratelli Cohen. Se però, ci rapportiamo al mondo UFC e non a quello cinematografico, il discorso cambia.

Non è un mistero che Dana White sia sempre alla ricerca di nuovi atleti che abbiano fame, la giusta attitude e voglia di mettersi in gioco. Certo è che dando uno sguardo ai ranking UFC, balza subito all’occhio un fatto: se per forza di cose, il trend è quello di rimpolpare i roster con fighters emergenti e che possano garantire futuribilità e visibilità alla promotion, è altresì corretto affermare che non si possa prescindere dai “veterani”; coloro che hanno reso grande questo sport e che hanno contribuito in maniera significativa (e in alcuni casi fondamentale…), alla sua diffusione a livello mondiale.

Tanti e troppi sarebbero i lottatori che, nel corso degli anni, hanno passo dopo passo e mattone dopo mattone, contribuito a costruire quella imponente struttura che sono le MMA di oggi. Difficile scegliere i migliori. Davvero difficilissimo. Quello che però possiamo fare, è stilare una piccola selezione di lottatori, tra i più esperti, in rappresentanza di tutti quei grandi atleti “over 40” che, ancora oggi, sanno come giocarsela all’interno dell’ottagono di UFC.

Fabrício Werdum

Brasileiro di Porto Alegre, “Vai Cavalo” è tra i lottatori più famosi di sempre. Cintura nera di BJJ e judo, ottiene notevoli risultati anche nella muay thai, sotto la guida di Rafael Cordeiro. È un lottatore completo, essendo stato pluricampione del mondo di brazilian ju-jitsu, due volte campione ADCC di submission grappling, nonché campione europeo di jujutsu, oltre che campione mondiale dei pesi massimi in UFC.

Nel corso della sua lunga carriera agonistica ha incontrato e battuto alcuni tra i migliori atleti di MMA: Alistair Overeem, Brandon Vera, Antonio Silva, Mark Hunt e Cain Velasquez, sono solo alcuni degli innumerevoli lottatori caduti sotto i colpi del brasiliano. Atleta di spicco per diverse promotion, tra cui Pride e Strikeforce, riesce nella titanica impresa, proprio nell’organizzazione nipponica, di interrompere l’incredibile dominio di Sua Maestà, Fëdor.

Passato in UFC, dopo aver sconfitto Mark Hunt e aver messo “in cascina” il titolo di Campione ad interim dei Pesi Massimi, sconfigge via submission, l’allora campione del mondo Cain Velasquez (nel corso di UFC 188) unificando così il titolo. Il Regno di Werdum è però breve, e nel successivo evento UFC, la stessa cintura finisce nelle mani di Stipe Miocic, che prevale per KO al primo round.

A 43 anni, con un record di 23-8 e dopo un periodo di sospensione da parte di USADA per essere risultato positivo all’utilizzo di trenbolone, tornerà nuovamente nell’ottagono nel prossimo UFC 250, contro un altro evergreen della promotion: Oleksij Oljinyk.

Oleksij Oljinyk

Amante della lotta a terra, potendo vantare un solido background nel jujutsu, nel sambo e nel judo, l’atleta ucraino naturalizzato russo ha alle spalle una delle carriere più longeve che si siano mai viste. Primo atleta ad aver lottato in quattro decadi diverse, dagli anni ’90 al 2020, e con uno score di 58-13, “The boa constrictor” vanta vittime illustri, tra cui Mark Hunt, Mirko Cro Cop e Curtis Blaydes nel recente passato.

In realtà approda in UFC solamente nel 2014, dopo un buon trascorso sia in Bellator che in Oplot MMA. A 43 anni, però, e come ammesso da lui stesso, risulta ancora un ostico avversario per chiunque. Lottatore solido, robusto e grande incassatore, può fare affidamento su un ampio bagaglio di tecniche di sottomissione che lo porta a registrare ben 46 vittorie per submission su 58 totali. Ad oggi, arriva da una striscia negativa di due sconfitte consecutive, patite contro Overeem e soprattutto contro Walt Harris, in UFC 246, dove finisce al tappeto dopo appena 12” del primo round.

Anderson Silva

45 primavere per quello che è riconosciuto universalmente come uno dei più influenti, se non il principale, artisti marziali di tutti i tempi. Fortissimo in piedi, specialista del contrattacco e famoso per i suoi calci, Silva è un lottatore completo essendo una cintura nera di taekwondo e judo, oltre che specialista nella muay thai. Alla corte di “Minotauro” Nogueira, arriva ad ottenere anche la nera di BJJ.

Con le sue 10 difese titolate (solo Demetrious Johnson ha fatto di meglio, con 11), “The Spider” cade sotto i pugni di Chris Weidman nel main event di UFC 162, perdendo la cintura di campione dei pesi medi. Nel seguente rematch, esce di nuovo sconfitto, stavolta però, a causa della frattura di tibia e perone, occorsagli al secondo round.

L’infortunio tiene Silva lontano dall’ottagono per più di un anno e, nel contempo, ne mina le successive prestazioni. Al suo rientro, dopo il match con Nate Diaz, chiusosi con un No contest a causa della positività di quest’ultimo alla marijuana, inanella un duo di sconfitte contro Bisping e Cormier. Torna quindi alla vittoria contro Derek Brunson, per cadere, infine, contro quello che alcuni indicano come suo erede naturale: l’attuale campione dei pesi medi Israel Adesanya.

Ronaldo Souza

Altro brasiliano nella nostra speciale selezione “Over 40”. “Jacaré”, nasce a Vila Velha e inizia a praticare BJJ e judo all’età di 17 anni. È considerato, non a torto, una leggenda vivente del BJJ e uno dei più grandi atleti della propria epoca. Tecnica sopraffina per l’otto volte medaglia d’oro ai campionati del mondo di brazilian ju-jitsu, se consideriamo anche gli Openweight, due volte medaglia d’oro di submission grappling in ADCC.

Gareggia prima in Dream e poi in Strikeforce, fino all’odierna UFC, dove attualmente è stabile nella Top 15 dei pesi massimi leggeri. Nel corso della sua lunga carriera, affronta e sconfigge alcuni tra i nomi più prestigiosi delle promotion: da Mousasi a Belfort, passando per Robbie Lawler e Chris “All American” Weidman. Incredibilmente, però, non riesce a mettere in bacheca quel tanto agognato titolo di categoria in UFC, che sarebbe stato davvero il coronamento di una carriera strepitosa.

Dopo le sconfitte rimediate contro Hermansson e Blachowicz, (contro quest’ultimo, al debutto nei pesi massimi leggeri), e in attesa di nuovi sviluppi, in virtù del drammatico momento sanitario che tutto il globo sta vivendo, Jacaré dovrebbe fare nuovamente ingresso nell’ottagono nel corso di UFC 249 contro Uriah Hall, alla tenera età di 41 anni.

Daniel Cormier

Tra i cosiddetti “veterani”, è sicuramente quello che più di tutti naviga stabilmente e con vento a favore, tra le prime posizioni dei ranking UFC. Poche, pochissime parole per descrivere l’incredibile carriera dell’atleta di casa AKA. Abituato ad allenarsi con compagni del calibro di Cain Velasquez, Khabib, e Rockhold, il 41enne di Lafayette vanta un background di altissimo livello nella lotta libera e nel wrestling.

Dopo aver combattuto in Strikeforce, ed essendosi congedato come ultimo campione, prima della fusione della stessa con UFC, debutta nella promotion di Las Vegas affrontando e sconfiggendo Frank Mir per decisione unanime. La sua storia e i suoi record (22-2) parlano per lui: Silva, Roy Nelson, Gustafsson, Miocic e Derrick Lewis sono le sue illustri vittime. Campione dal 2015 al 2018 di due categorie di peso (massimi leggeri e massimi), è indimenticabile la sua rivalità con Jon Jones, sua vera e propria nemesi, e gli scontri, nel recente passato, con Stipe Miocic. Tra le altre cose, lo stesso Dana White ha recentemente confermato che le trattative per un Miocic vs Cormier 3, sono tutt’altro che chiuse. E vista l’intenzione di Cormier di affrontare un ultimo match prima del ritiro, non ci resta che sperare nella tanto attesa chiusura della trilogia dei pesi massimi contro l’attuale campione croato.

La storia di UFC d’altronde, passa per loro. Per quei campioni senza tempo e ancora in auge, come Overeem, Maia, Romero e Arlovski. E ora, siete ancora convinti che, questo, non sia uno sport per vecchi?