UFC, parla il coach di Khabib: “Paura di Ferguson? Macché. Torna ad agosto-settembre”
14 Aprile 2020 0 Di Riccardo ColellaCon la sempre viva maledizione Khabib-Ferguson che ci riporta alle parole di manzoniana memoria “…questo match non s’ha da fare…”, in tanti hanno puntato il dito contro l’atleta daghestano reo di aver fatto saltare tutto con la sua scriteriata “fuga” in Russia, ancor prima che fossero sciolti i dubbi in merito a UFC 249.
L’ANTEFATTO – Come ben noto, il campione dei pesi leggeri avrebbe dovuto affrontare il suo spauracchio al Barclays Center di Brooklyn, nel corso del main event di UFC 249. Nonostante le numerose perplessità che andavano pian piano facendosi largo tra gli addetti, la card aveva trovato conferma nelle parole dello stesso Dana White, così come tutti gli atleti partecipanti. Il dilagare dell’epidemia da Covid-19, però, insieme alle giuste restrizioni attuate dai vari Stati in materia di spostamenti, hanno costretto la UFC a rivedere i propri piani e a ricollocare l’evento su territorio californiano, senza la partecipazione dei Khabib confinato in territorio russo. A parziale riparazione del main event, quindi, si è optato per un incontro valido per la cintura di campione ad interim, tra Tony Ferguson e Justin Gathje.
LA DIFESA – A prendere le parti del campione UFC è stato l’head-coach di AKA che, durante una diretta Q&A su Youtube ha fatto in modo di chiarire la situazione una volta per tutte.
“Khabib non aveva certo gettato la spugna. Era rientrato in Russia e in attesa di ulteriori aggiornamenti e di una location certa, aveva continuato ad allenarsi. Quindi non si è chiamato fuori da un bel nulla. Non gli avevano dato certezze su un luogo dove poter affrontare Tony e così non è nemmeno riuscito ad ottenere il permesso di spostarsi. Senza certezze sulla sede, non avrebbe mai potuto ottenere il permesso. Ma la location non gli era stata rivelata, per paura che trapelasse la notizia. Difatti poi la voce si è sparsa e ora guardate cosa è successo. Non ci sarà lo show”.
Coach Mendez ha quindi continuato nella sua arringa difensiva.
“Lui ha fatto sicuramente la cosa giusta quando gli avevano detto di raggiungere Abu Dhabi, perché lo show con tutta probabilità si sarebbe svolto lì. In caso contrario, se ne sarebbe tornato a casa. Ma il piano, all’inizio, era quello: continuare ad allenarsi a casa in attesa di ulteriori sviluppi”.
Mendez ha più volte sottolineato come da parte di Khabib e del suo team ci fossero tutte le migliori intenzioni di combattere ma che l’incontro non si sia potuto svolgere per cause indipendenti dalla loro volontà.
POSSIBILI SCENARI – Ad oggi, le date in con cui poter nuovamente vedere “The Eagle” nell’ottagono appaiono nebulose, anche per via dell’approssimarsi del Ramadan e dei lunghi camp di Khabib – in genere dalle 10 settimane ai tre mesi di preparazione -. Tutto questo, ovviamente, senza considerare quando effettivamente la UFC potrà tornare alla normalità.
“Potrebbe combattere ad Agosto o a Settembre. Se accadrà ad Agosto, sarà a San Francisco, mentre se sarà a Settembre, allora penso proprio che si parlerà di Abu Dhabi negli Emirati Arabi. Direi di sì, lo vedremo in azione in una delle due occasioni”.
Ovviamente lo stesso Mendez ha confermato di non aver preso per niente bene l’ennesimo rinvio del match; e punzecchiato su una possibile ipotesi di sconfitta di Ferguson ai danni di Gaethje, che garantirebbe a quest’ultimo la possibilità di affrontare Nurmagomedov per il titolo, ha risposto piuttosto chiaramente.
“Se potessi scegliere, ovvio che sceglierei Gaethje…almeno avrei la certezza di combattere!” ha chiosato Mendez. “Solo ed esclusivamente per quel motivo. Perché al momento, altre certezze non ce ne sono, visti i trascorsi con Tony”.
Mendez è inoltre parso quantomeno dubbioso su un eventuale incontro Khabib-Nurmagomedov in short-notice; poichè nonostante sia il daghestano che l’entourage dell’AKA si siano preparati già parecchie volte per questo match, non pensa sia saggio trascurare alcun dettaglio.
“Avrà certamente bisogno degli stessi tempi di preparazione di qualsiasi altro match…perché dobbiamo comunque rispettare Tony e riconoscerlo quale il grande campione che è…se non gli dedichiamo quantomeno lo stesso tempo che abbiamo dedicato agli altri – se non di più – allora parliamo di nulla… Anche perché avremo modo di vederlo combattere una volta in più, prima di affrontarlo”.
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Info sull'autore
Giornalista ed infimo quanto discontinuo praticante di bjj, pugilato e muay thai. Scrivo di cinema e sport da combattimento quando non ascolto vinili. Il 23 settembre è uscito il mio libro "Professione Fenomeni".