Marco Maddaloni: “MMA? Un sogno nel cassetto. Trash Talking? Devi saperlo fare…”

Marco Maddaloni: “MMA? Un sogno nel cassetto. Trash Talking? Devi saperlo fare…”

20 Aprile 2020 0 Di Riccardo Colella

Col sorriso sempre stampato in volto e incorniciato dalla tipica barba da quarantena, Marco Maddaloni è intervenuto in diretta sul profilo instagram di Alex Dandi. Judoka di fama nazionale e internazionale, Marco si è soffermato su molteplici aspetti: dalla famiglia alla sua situazione attuale, fino allo specifico delle MMA.

Il primo pensiero, ovviamente, è per la sua famiglia e per il terzo figlio in arrivo:

“Dopo tanti allenamenti, tanto viaggiare e combattere, posso dire che i figli sono la cosa più bella del mondo. Quando torni a casa e vedi il loro sorriso, capisci il vero motivo per cui fai tutto questo. Ed è la più grande soddisfazione. Se tenterò di tramandare la passione delle arti marziali? Ci proviamo… perché sai che negli sport da combattimento, la paura che abbiamo è sempre la stessa… io sono partito un po’ più avanti rispetto a mio fratello e, negli anni, avevo meno “fame” di lui. Il timore è che i nostri figli possano partire, magari, più avanti a livello tecnico, ma senza quegli “occhi della tigre” che la strada ti trasmette… e senza magari quella voglia di emergere che necessaria”.

Due volte Campione d’Europa e tre medaglie d’oro in Coppa del Mondo, Marco è stato spesso ospite in trasmissioni televisive, arrivando a vincere l’edizione 2013 di Pechino Express e quella 2019 de L’isola dei famosi. Archiviate le esperienze televisive, però, ecco emergere una inaspettata nuova sfida all’orizzonte:

Io ho interrotto il mio percorso olimpico verso Rio 2016, tra molte polemiche, nonostante fossi nei primi 10 al mondo e quindi abbondantemente qualificato. In quel periodo mio fratello era CT della nazionale e prese delle decisioni non proprio gradite al Presidente… Decise allora di dare le dimissioni. Io quindi rilasciai delle interviste… perché la domanda che girava era sempre la stessa: “come mai il campione olimpico dà le dimissioni in vista del mondiale?”. Io tuttora do ragione a mio fratello; perché una squadra non la deve fare un presidente, ma l’allenatore… E da lì la questione fu semplice: fui silurato… Dissero: “per il momento ti parcheggi; e quando avrai rilasciato le dovute scuse, anche a mezzo stampa o sui social, allora potrai tornare nella squadra”. Io non amo questi comportamenti… e non ho mai chiesto scusa perché non dovevo chiedere scusa di niente. Io mi sono allenato tutta la vita per combattere e non per fare politica. Sicuramente sono stato male… ma dal punto di vista sportivo; perché umanamente le cose mi andavano bene, tra famiglia e imprenditoria. Ma mi mancava la puzza del tatami… vedevo che tutti si qualificavano per Rio e io scendevo in classifica perché non potevo combattere. E me la sono legata al dito eh… Negli anni ho continuato ad allenarmi e a un certo punto incontrai il presidente albanese che si dimostrò subito entusiasta dell’idea di rimettermi in gioco… e quindi intrapresi il percorso per prendere la cittadinanza albanese. Peccato che questa occasione si sia presentata un po’ in tarda età… alla soglia dei 36 anni, dopo 3 figli e una vita imprenditoriale che mi va benissimo. Certo gli allenamenti non sono più di 6/7 ore al giorno. Ora con 2 ore il fisico ne risente anche un po’. Ma non volevo smettere… deciderò io quando farlo. Che sia una qualificazione o le Olimpiadi, smetterò quando avrò ancora i piedi sul tatami, e non perché qualcuno me lo ha imposto.”

Marco si è anche soffermato lungamente sull’importanza che uno sport come il judo, può avere nella crescita marziale di un ragazzo che si approccia al mondo delle MMA:

Io considero le MMA quasi come una “corsa” rispetto al Judo, che invece puoi iniziare “camminando”. Tu non puoi correre se non sai camminare. Credo che il Judo, a livello olimpionico, possa offrirti maggiori possibilità di carriera. Anche a livello mentale… ma ti avvicina anche, se vogliamo, alle MMA. Vero è che ti ci vuole una bella preparazione eh… non è che un giorno decidi di smettere col judo ed entrare nella gabbia. Quando mi ero ritirato, ho provato le MMA per cercare di tenere alte le motivazioni anche per gli allenamenti… e ho capito che se non avessi saputo adattare quello che ho imparato come judoka, al contesto delle MMA, non sarebbe comunque servito a nulla. Io consiglio il judo. I bambini dovrebbero iniziare a praticarlo dai 4 anni… perché è quella l’età in cui iniziare a fare sport. Certo che il discorso delle MMA è un po’ prematuro a quell’età; ma lo è anche per un ragazzo di 13/14 anni. Credo che si dovrebbe scegliere la propria disciplina, continuare su quel percorso agonistico e poi vedi dove arrivi… in che direzione vai… tanto non ti cambia nulla, a fine allenamento, insegnargli qualcosa di striking, o di lotta a terra… Io, per esempio, al judo affiancherei anche il bjj. Perché a terra sono anni luce avanti a noi; ma proprio perché si allenano tantissimo a terra. È fondamentale e utilissimo sia per uno che fa judo che per un atleta di MMA. Quindi il mio consiglio è farlo partire magari col judo…poi in base a cosa gli piace di più…si decide.

Marco si è quindi detto piuttosto scettico sull’ipotesi di vedere le MMA alle Olimpiadi, in un futuro prossimo:

“No, no… Le MMA sicuramente no. Ma anche il bjj… è troppo simile al judo. Addirittura volevano tagliare noi e la lotta… sport olimpico per eccellenza! Quest’anno, poi, è entrato il karate e qui funziona così: Entra uno e ne esce un altro. Per fortuna noi abbiamo una federazione importante sia a livello olimpico che economico. Ormai siamo come il tennis…ed è difficile che ti possano tagliare. Ma le Olimpiadi devono comunque preservare quell’aura di “etica”… mentre le MMA sono considerate come dei “cani” che entrano in gabbia (ride)… e lo dico da tifoso e appassionato eh…”.

La seguente riflessione di Maddaloni, però, ci incuriosisce:

“Ma le MMA sono uno sporto longevo. Guarda Romero che a 42 anni si stava giocando il titolo. Ed anche Sakara che è grande… Hector Lombard si allenava con mio fratello… Puoi benissimo fare uno sport olimpico fino a 27/28 anni e poi decidi di provarci e magari parte l’altra carriera…”

Come logico, la frase disegna un sorriso beffardo sul volto di Alex Dandi che lo incalza con l’atteso: “Ma tu l’idea che avevi di provare le MMA, l’hai abbandonata oppure…?”.

È un sogno che ho nel cassetto. Anche se non mi ci sto dedicando a pieno… anche perché ora ho il sogno olimpico. Però mi piacerebbe provare seriamente ed allenarmi. Ma quando ho provato, ho capito che devi essere davvero preparato in tante sfaccettature, tanti aspetti… non puoi improvvisare… l’essere un bravo lottatore non ti permette di tralasciare lo striking. Devi essere preparato in tutto, per essere completo in ogni aspetto e non avere punti deboli. Io da judoka volevo fare solo proiezioni, leve e soffocamenti; ma il mio allenatore mi diceva che un atleta, prima lo devi “ammorbidire”… colpendolo e facendogli aprire i gomiti… io cercavo solo quello che so fare e magari trascuravo il trovarmi in una posizione di vantaggio, dove potevo colpirlo magari al volto… e finivo sempre per perderlo questo vantaggio. Era questa la difficoltà, non riuscivo a cancellare il judoka che era in me”.

L’attenzione di Marco si concentra, quindi, sugli atleti che lo hanno introdotto alle MMA:

“Io e Alessio (Sakara, ndr) ci siamo conosciuti magari scrivendoci sui social e poi lo sono andato a trovare nella sua palestra di roma, quando avevo quell’idea delle MMA. Lui è stato molto disponibile e ci siamo allenati, anche a terra… è davvero un orco (ride). È vero che io vengo dal judo, ed è vero che lui pesa 20 kg più di me; ma se trovi una persona davvero preparata… anche se sei allenato, non serve. Perché in quelle situazioni ti serve l’allenamento specifico delle MMA”.

C’è spazio per qualche domanda da chi segue la diretta e Marco risponde:

I giapponesi sul tatami? Un altro mondo… è casa loro. Li puoi anche battere eh… ma loro sanno sempre cosa fare e come comportarsi. Non improvvisano mai e hanno sempre la padronanza della situazione e del tatami. Noi sembriamo sempre quei “furbetti che improvvisano” e che sperano vada bene (ride)… Il rispetto marziale… è quello che trasmettono”.

Ed ancora:

“È vero che essendomi allenato con Clemente Russo, potrei essere avvantaggiato; ma come il mio istruttore confermava. Il pugno del pugile è diverso da quello delle MMA. Tutto quello che sai, nel judo o in un altro sport, devi contestualizzarlo e adattarlo alle MMA. Poi c’è utilità anche nelle difese, ovviamente… nonostante anche quelle siano completamente diverse”.

Il dubbio che lo studio di Marco nelle MMA sia più avanzato di quanto finora dichiarato, però, si fa sempre più insistente:

“Ma io potrei anche buttarmi nella gabbia, fare comparsate e apparizioni in TV e via… ma se entro nella gabbia, voglio farlo dopo essermi preparato. La preparazione dei singoli aspetti li ho… ma poi questi aspetti li devi mettere insieme. Ma la cosa che spesso si sottovaluta è che mentre nel judo, hai un incontro da 5 minuti, e poi ti riposi magari due ore prima di riprendere… nelle MMA tu devi tenere il ritmo, come minimo, per tre riprese da cinque minuti… e hai un solo minuto di recupero. La preparazione è diversa”.

Nonostante tutto, però, Marco conferma di essere un attento appassionato di MMA:

“Ma io sono innamorato delle MMA. Anche per tutto il contorno… per tutto quello che hanno fatto, costruito e portato… sono stati bravi. C’è Vettori, per esempio… Marvin non lo conosco personalmente eh… anzi, non ha avuto dei bei trascorsi per delle uscite poco gentili (ride), non su di me ma nei confronti di mio cognato Clemente (Russo, ndr). È un personaggio che, se riuscisse ad arrivare ai livelli di Alessio (Sakara, ndr) che in Bellator si è giocato il titolo… o ai livelli dei Top 5 in UFC, all’Italia non potrebbe far altro che bene. Ha quel tipo di carattere che tirerebbe un po’ di TV e sponsor… è quel Bad Boy che tira… d’altronde va quello… guarda anche sui social: uno come Sakara… e metto a confronto due mondi opposti, ha trecentomila followers. Corona ne fa un milione e cento… Capisci?”.

Si sofferma, quindi, analizzando il lato del “trash talking”:

“Deve vere un senso… in primis, se sfidi uno e gli insulti la madre… poi glielo devi dire anche nella gabbia. Non è che poi entri e prendi le mazzate… ma poi lo trovo stupido: che sfizio c’è nel fare trash senza senso? Tirare dentro genitori, ecc.? Ci sono modi e modi: ti presenti in un certo modo, vai in conferenza, gli dici che “lo spacchi”… ma poi deve essere così eh… senza aver offeso nessuno. Puoi anche perdere eh… ma te la devi giocare. Devi dare un senso a quello che fai, anche nel trash talking. Te lo devi permettere…”.

Una parziale apertura, quindi, all’uso del trash talking. Quantomeno come possibile escamotage per promuovere un match:

“Si, si lo concepisco… anche McGregor quando ha perso contro Khabib… dopo l’ha guardato mettendosi a ridere… gli voleva dire: “…è business”. È tutto lì. Ovvio che se insulti mia madre, poi non è che ti metti a ridere… Se fai lo spavaldo (che ci starebbe anche eh…) per business, è un conto… ma lui l’ha fatto con uno con cui non poteva farlo. Con Khabib ha sbagliato ad offendere religione, famiglia, ecc… poi in futuro potrà anche giocarsela eh… però solo quando gli tornerà la fame e la voglia di riprendersi quello che era suo. Contro Khabib era chiaro a tutti che avrebbe perso. Ha sollevato un polverone per cosa? Solo per i soldi. E poi già ne aveva a palate… Lì ha proprio toccato il fondo come atleta. E ora si sta ricostruendo: anche contro Cerrone. Si è impegnato, ha studiato e preparato il match. Si capisce che è migliorato…. Ha offerto una prestazione eccezionale e ci ha pure guadagnato in simpatia”.

La successiva domanda pare quanto mai attuale: “La pandemia ha bloccato il tuo percorso e cosa è cambiato per te in questo periodo? Pensi ancora alle olimpiadi?”

“A maggior ragione… prima ho perso un anno di allenamento, anche con l’Isola… ma adesso ho ancora del tempo, anche se ora non si sa nulla… è tutto in dubbio e non si sa bene… per ora il mio obiettivo è qualificarmi. Riesco, però, ad allenarmi solo in casa… poco o niente”.

Chiusura con una riflessione semi amara:

A livello umano, saremo tutti più stro**i di prima… il mondo lo vedrò con tanta paura, avremo paura anche degli abbracci… ed è una delle cose peggiori che si possa fare a una persona: farla vivere tra i dubbi… Il mondo dello sport invece non cambierà granché. Perché quello ti apre la mente e ti fa combattere ogni giorno contro le paure…”.