Pres. ANIF su apertura palestre: “Ci saranno prestiti per le strutture. Perdite del 50%”

Pres. ANIF su apertura palestre: “Ci saranno prestiti per le strutture. Perdite del 50%”

1 Maggio 2020 0 Di Redazione

Palestre – Con l’arrivo della così detta “Fase 2” nelle misure di contrasto alla pandemia da coronavirus, il nuovo DPCM, in vigore dal 4 maggio, va a regolamentare, tra gli altri, nuove misure per lo sport e l’attività sportiva in Italia, nello specifico gli allenamenti all’aperto degli atleti, agonisti e amatori, e progressivamente l’utilizzo di palestre e strutture specializzate per il prossimo futuro.

Ne ha parlato in videochiamata con ANSA, il Presidente ANIF (Associazione Nazionale Impianti Fitness e Sport, ndr.), Giampaolo Duregon:

“Come Presidente dell’Associazione, ho partecipato e ho fatto la stesura, insieme a dei tecnici, di un protocollo per la riapertura, che è l’adattamento del protocollo governativo che è stato fatto per tutte le aziende italiane. Il governativo dice tre cose principali: la distanza sociale, che è, diciamo, di un metro; nello sport tutto questo va cambiato perché durante l’esercizio fisico la potenza cui, appunto, il respiro si proietta verso l’esterno è maggiore, per cui è bene aumentare questa distanza, che scientificamente, insomma, arriva quasi a due metri. Tutte le volte che questa distanza scende sotto il metro e mezzo e bisogna avere la mascherina. Un’altra parte degli impianti è quella degli attrezzi, li ci sono delle posizioni fisse e questa distanza può anche scendere intorno al metro e mezzo, noi consigliamo, appunto, di lato magari il metro e mezzo va bene, ma davanti consigliamo sempre un due metri. Queste, le caratteristiche principali; ce n’è un’altra fissa per tutti, misurare la temperatura all’ingresso di tutti i soggetti. Quindi cosa succederà, entra nell’impianto sportivo un frequentatore, viene con la mascherina, passa sotto questo attrezzo, insomma, che rileva la temperatura, poi si entra nell’impianto con la mascherina e si va negli spogliatoi; in alcune nazioni hanno deciso di non utilizzarli, noi consigliamo di utilizzare l’impianto e fare la doccia a casa, ma l’impianto spogliatoio funziona e deve funzionare e sarà contingentato, nel senso che andranno un numero di persone tali che si possa mantenere costantemente la distanza”.

Segue la domanda dell’intervistatrice ANSA:

“In questa prima fase ci saranno degli sport che potranno ripartire e degli sport invece che dovranno aspettare che l’epidemia faccia il suo corso, giusto?”

“Noi abbiamo chiesto di anticipare la possibilità di frequentare sport che sono all’aperto, faccio un esempio classico, il Tennis, ma va bene il Padel, va bene la corsa. Per gli sport con contatto fisico in questi mesi si farà preparazione atletica. Un centro sportivo vive del flusso economico costante delle quote che vengono pagate, anche se si pagano anticipatamente sull’attività, in realtà il centro sportivo utilizza le entrate per pagare le spese ricorrenti, e quindi dopo quindici giorni si entra in difficoltà, figuriamoci in tre mesi. Considerando l’incasso totale di tutti i centri sportivi italiani, è calcolato intorno a un miliardo al mese. Noi ci siamo mossi molto rapidamente perché eravamo già in una commissione con il Ministero delle Finanze, per, diciamo, andare a regolamentare meglio il nostro settore, e quindi ci siamo trovati subito nel posto giusto per condividere degli emendamenti da mettere nel decreto di marzo, che hanno fatto sì che ci siano dei sussidi soprattutto per chi lavora, poi sussidi per la ripresa, per la ripartenza che dovrebbero essere erogati in maggio, perché senza questi sussidi, i centri sportivi non sono in grado proprio di partire. I sussidi che dobbiamo restituire perché sono non a fondo perduto, ma sono dei prestiti veri e propri, serviranno a riavviare e i centri sportivi dovranno pagarli in sei anni. Sono dei lavori, indubbiamente, che guardano la sanificazione, ci saranno disinfettanti a disposizione, e dei praticanti, ma soprattutto degli istruttori e dei collaboratori, che in maniera continuativa vanno a disinfettare via via gli attrezzi, i punti chiave. Poi ci sono spese di ristrutturazione perché bisogna andare ad allargare tutto, per quanto possibile, e fare una serie di trasformazioni delle palestre. Tutto questo si somma negativamente al fatto che per via di queste ristrutturazioni entreranno meno persone. La gente comincerà pure ad avere dei problemi economici per poter frequentare un centro sportivo; quindi ecco, tutte queste cose noi le vediamo proiettate verso il futuro in maniera positiva perché la ripresa è importantissima e senz’altro in un anno torneremo come prima, dopo la pandemia, ma prevediamo un calo delle entrate economiche almeno del cinquanta percento, per tutti questi motivi; e un aumento delle spese che sarà almeno del venti, venticinque percento”. Ha proseguito e concluso il Presidente ANIF.

Questi dunque i chiarimenti da parte di ANIF in merito alla ripresa dell’attività sportiva nel periodo di progressiva convivenza, e in attesa del superamento della pandemia da coronavirus che ha pesantemente influenzato anche il nostro amato sport e le palestre ad esso collegate.

Articolo a cura di Tommaso Mangogna