Bellator, Paternò in esclusiva a MMA Super Talk Show: “Sono parecchio gasato”

Bellator, Paternò in esclusiva a MMA Super Talk Show: “Sono parecchio gasato”

24 Settembre 2020 0 Di Redazione

Bellator – 13° puntata specialissima quella di MMA Super Talk Show dell’altro giorno, con in esclusiva la partecipazione di Stefano Paternò e del suo sensei Garcia Amadori. Sì, perché questo fine settimana il fighter italiano sarà impegnato a Milano nel primo dei 3 appuntamenti che Bellator terrà nella città ambrosiana.

Questo di sabato 26 settembre sarà un grande evento dove vedremo in azione ben 5 lottatori italiani tra cui il suddetto Stefano Paternò, in quello che sarà il suo secondo incontro nella promotion californiana, dopo la vittoria contro Ashley Reece esattamente un anno fa a Bellator 230.

Ricordiamo che Paternò nel luglio 2018 aveva conquistato la cintura dei welter nella promotion Cage Warriors contro Mehrdad Janzemini per poi perderla nel match successivo, il cui risultato è stato da molti discusso, con Ross Houston, fighter scozzese protagonista insieme a Michael Page del main event di Bellator 248, che si terrà il 10 ottobre a Parigi.

Nello show si è parlato di molte cose, dalle più serie, come le valutazioni e il prossimo match, a quelle più leggere, scherzando e ridendo in piena leggerezza. Emerge un legame tra Stefano e il suo allenatore, genuino e a tratti fiabesco, nel quale si dà importanza ai valori condivisi, ai ruoli da rispettare, alla comunicazione, ma anche alle battute e agli aneddoti.

È un clima sereno in cui tiene banco Alex Dandi, che guida gli interventi, pone domande alla coppia e modera la community che invade la chat con i quesiti più disparati.

Dandi: “Lo avete visto Chimaev? Che ne pensate di un fighter che cerca di imporsi contemporaneamente in due divisioni di peso, è fattibile secondo voi?”.

Paternò: “Ho visto i suoi tre match in questi due mesi, è la star del momento, quello con più hype, le sfide vere arriveranno adesso, quelle che ci diranno veramente se è lì per spaccare oppure no. Per il resto nello striking ha sicuramente le mani pesanti, ma non si può dire se è veramente abile o meno con un semplice pugno”.

Dandi: “Domanda per il coach, se vi trovate un atleta che vuole combattere sia nei welter che nei medi, come vi muovereste?”.

Garcia: “Non mi è mai capitato, certo che se ha le capacità e può riuscirci, perché no? Sta dimostrando che è forte, si trova bene sia a salire che a scendere. È uno che mette paura, una persona molto sicura di sé e questo fatto mentale è importante, perché già prima di combattere gli altri sono schiacciati mentalmente. Il problema ce lo avrà quando troverà uno convinto come lui, che non va lì per fare la comparsa o il compitino, ma per vincere, e in quel momento che bisognerà vedere”.

Dandi: “Parliamo del match up con Ion Pascu, ti piace, è l’avversario che volevi a questo punto della carriera?”.

Paternò: “Mi gasa, mi piace sempre combattere, altrimenti non lo accettavo. È un avversario duro, mai andato ko, mai sottomesso, che ha combattuto con gente tosta, i top ranking di Bellator, quindi sì, mi gasa parecchio”.

Dandi: “Domanda per il coach, criticità di questo Ion Pascu ne hai individuate?”.

Garcia: “Abbiamo preparato il match sapendo che è un fighter che fa grossi tagli di peso, viene dagli 84 kg, molto fisico, grosso, basso e tarchiato, con tanta forza fisica. Ha 38 anni ma è comunque pericoloso perché nel pieno delle forze e bisogna stare attenti. Pensare che possa avere un calo fisico è un errore, siamo preparati per affrontare un giovane, non un 38 enne”.

Dandi: “Come vi sembra la situazione degli angoli ridotti a due persone?”.

Garcia: “Mi trovo bene perché in genere siamo sempre in due, io e Stefano, al massimo si aggregano dei miei allievi, è meglio così, meno confusione, una testa sola basta e avanza”.

Dandi: “Che ne pensate del fatto di allenarsi in Italia e non andare all’estero, tu Garcia hai avuto connessioni strette col Brasile, con i Gracie, come mai hai preferito rimanere a Milano?”.

Garcia: “Perché ho sempre portato avanti il discorso dell’italianità, la scuola italiana è importante, non sono un esterofilo, mai piaciuto esserlo. Tanti vogliono inseguire il sogno americano, in realtà molti ragazzi vanno lì e diventano solo un numero. In una palestra di 70 atleti, dietro al campione, la maggior parte dei ragazzi non faranno mai niente. Io sposo l’idea di portare avanti la scuola italiana e l’ho sempre fatto, è importante perché bisogna essere orgogliosi di quello che abbiamo. Siamo una realtà piccola, ma possiamo dire la nostra, e questo è il momento, c’è un messaggio di capacità, esistono scuole, poche ma ci sono e sono buone”.

Dandi: “Vieni da vittorie solide con avversari buoni, senti delle responsabilità?”.

Paternò: “Certo che la sento e sento il bisogno di portare avanti la nostra bandiera, per me è un vantaggio quando entro nella gabbia, e mi fa tanto piacere il sentirlo”.

Dandi: “Percepite quanto questo sport viene bistrattato?”.

Paternò: “Sì, si sente tanto, è una nicchia dentro una nicchia, è normale che non ci siano queste attenzioni, è compito nostro come atleti cercare di farlo salire come valore sia in termini di popolarità che di qualità. Ci sono eventi come Colleferro che fanno del male a questo sport, ma nel lungo periodo i valori veri di questo sport emergeranno. C’è stato un aspetto positivo se vogliamo, cioè che l’azione dei media di buttare merda sulle MMA ha anche scatenato una forte unione dei praticanti allo scopo di far capire alle persone come si affronta questo sport. È una cosa positiva che prima di questo evento schifoso non si era mai vista. Le MMA non saranno mai il calcio, ma avranno quello che meritano”.

Dandi: “Com’è la situazione lì, stanno arrivando altri fighter? Li avete visti?

Paternò: “Non lo so perché sono arrivato in ritardo e quindi non ho incontrato nessuno, sto sempre in ritardo… (ritardi di ogni tipo, è una cosa che mi porto dietro da sempre, dice Garcia). In realtà sono un pignolo odioso, ma l’orario è l’unica cosa che non riesco a rispettare, non ne vengo a capo, è l’unica cosa”.

Brunelli (Commentatore DAZN): “Adesso c’è Ion Pascu, ma se tornassi indietro di 4 mesi e Bellator ti chiedesse quale avversario vorresti incontrare, cosa risponderesti?”.

Paternò: “Voglio essere sincero, non conosco molto bene il roster dei welter in Bellator, ho visto dei nomi interessanti che stanno nella classifica dei top 10 o si stanno spostando lì, ed è chiaro, voglio scalare la classifica, inutile girarci intorno. Ion Pascu è ottimo per questo, perché è un gatekeeper e quindi poteva essere tra le scelte giuste, insomma è vicino su quella che poteva essere la mia scelta”.

Marcello (Redazione TUTTOMMA.IT): “Domanda per il coach, riguardo i consigli dell’angolo, nei 60 secondi tra i round, a volte gli atleti non ascoltano i consigli, hai mai avuto l’impressione che i consigli che stavi dando non venissero ascoltati?”.

Garcia: “I più forti sono quelli che ascoltano, chi fa di testa propria è quell’atleta che non ha una buona concentrazione e un controllo del match. Un buon atleta sa ascoltare e ci vuole allenamento anche in questo, sia per il coach che per l’atleta, è importante questa intesa. Mi sono capitati anche atleti che non ascoltano e bisogna educarli. Per quanto mi riguarda, Stefano è uno che ascolta e sta attento a tutto, il primo ad entrare in palestra e l’ultimo ad andare via”.

Marcello (Redazione TUTTOMMA.IT): “Hai detto che vuoi scalare i ranking. Mettiamo che le vinci tutte, quanti match ti dai prima della title shot?”.

Paternò: “Bisognerebbe chiarire se l’obiettivo è la title shot, non è detto che voglia necessariamente arrivare là e… niente, non voglio espormi troppo. Per rispondere alla domanda, nel caso volessi arrivarci, non ti saprei dire, dipende da come vinci, se non dai spettacolo, se non lo fai come si deve, ci vogliono tanti match. Guardate Chimaev che con 3 match vinti in quel modo, con solo altri due potrebbe arrivare alla title shot. In generale non so risponderti in modo definitivo”.

Simone (Redazione TUTTOMMA.IT): “È stato annunciato il match tra MVP e Houston ed è anche noto come il match del 2018 con quest’ultimo, ti sia stato “rubato”. Ti ha infastidito che con quella vittoria Houston è arrivato a una sfida di così alto profilo?”.

Paternò: “Sono sempre orientato dal punto di vista del lato positivo e delle opportunità che si presentano. Sono contento per lui, perché visti i nostri trascorsi, ciò può nascondere delle opportunità interessanti per me, in base a come va il match chiaramente. Non mi ha dato fastidio, le cose buone che succedono agli altri non mi danno fastidio assolutamente. Anche se volessi guardarla egoisticamente, comunque mi va benissimo, può darmi cose molto buone”.

Community di Twitch: “Qual è il libro preferito che ti ha segnato di più?”.

Dandi: “Stefano è uno dei fighter che legge di più, legge prima del weight in e dopo il weight in, è una cosa che succede raramente, sei un lettore avido”.

Paternò: “Sì è vero, non leggo romanzi ma solo e esclusivamente libri che mi possono dare qualcosa in termini di crescita personale o competenze, di sviluppo personale, non motivazionali, libri che danno qualcosa per crescere dal punto di vista sportivo perlopiù. È una cosa poco frequente, non solo tra i fighter ma anche tra le persone comuni, è una cosa rara. Il leggere aiuta a rilassarmi e a viaggiare con la testa, mi aiuta in quello che faccio in palestra e di conseguenza nella gabbia. Il libro che sto leggendo adesso (che legge sempre al cesso, dice Garcia), è Relentless di Tim Grover, scritto dal coach di Michael Jordan e Kobe Bryant. Questi non prendono pugni in faccia, però mi piace l’approccio che hanno verso gli allenamenti e il sacrificio, perché se vuoi diventare un grande, questo è quel che ci vuole; poi è in inglese così contemporaneamente alleno anche la lingua (risate di Garcia)”.

Community di Twitch: “Sei sempre l’ultimo a uscire dalla doccia…”.

Garcia: “Sì, è lentissimo, l’ultimo a uscire, tanto che arrivavo a fargli pulire il bagno per questo. Come in Giappone, ci vuole disciplina, una palestra seria la deve insegnare, l’allenatore è un educatore prima di tutto”.

Paternò: “A volte Garcia si affacciava nello spogliatoio, ti guardava male e ti diceva RAMAZZARE e anche se già lo sapevi non mancava di ricordartelo”.

Dandi: “Nella vostra palestra c’è un bel team, ci sono risate, c’è goliardia, bisogna sfatare il mito delle palestre come posti cupi”.

Garcia: “Quando si deve lavorare è un discorso, ma al di fuori, c’è gioia, battute, spirito di gruppo. È importante che diventi un luogo di aggregazione e non solo di lavoro, ma quando si lavora, lo si fa e basta”.

paternò bellator

Dandi: “Siete evidentemente una coppia affiatata. Come si superano i momenti difficili e di contrasto?”.

Paternò: “Dipende dagli argomenti, quando si parla di allenamento, c’è il confronto ma si rispettano i ruoli, io faccio il fighter e non mi passa per la testa di dire a Garcia cosa si deve fare. Ci sono state in 10 anni delle situazioni dove avevamo delle idee contrastanti, siamo due testardi pazzeschi, ma li abbiamo superati con la comunicazione, abbiamo parlato e alla fine si capiva che erano fraintendimenti, cazzate o cose facilmente superabili. Per durare così tanto tempo, bisogna avere dei punti forti, dei principi che si condividono, altrimenti si è destinati a durare poco, perché uno la pensa in un modo e l’altro in un altro, ti alleni ma l’intesa vincente non si crea”.

Garcia: “Negli anni le persone si conoscono sempre di più. È un gioco di coppia, bisogna saper accettare il carattere dell’altro, è fondamentale il gioco delle parti, ognuno ha il suo ruolo e deve fare la sua parte. Non è l’atleta che decide e per quanto riguarda, allenamenti, strategie, il piano di lavoro, questo è compito del maestro. L’atleta è un esecutore, sì ci sono delle intese, l’approvazione da parte dell’atleta, ma il fatto è che bisogna essere intelligenti. L’atleta non ha bisogno delle spiegazioni, il vero atleta sa perché si sta facendo un certo tipo di lavoro. È un gioco che si fa assieme, non ho mai creduto in quei coach che non hanno una sinergia forte con l’atleta, in cui il processo non si amalgama bene”.

Dandi: “Che differenza c’è nell’accompagnare un atleta sin dall’inizio, rispetto a uno che arriva e già è formato, che ha dei vizi di natura?”.

Garcia: “Non è facile, molto meglio tirarlo su da 0 e improntarlo. Quando ti arriva un atleta che ha già una sua impostazione, bisogna subito vedere le lacune. Non togliere mai ciò che di buono hanno, se una cosa funziona, è bene lasciargliela. Poi tutti hanno le loro particolarità e bisogna comportarsi diversamente con ognuno, gestirli diversamente”.

Comincia a esser tardi, lo show di Alex Dandi continua, ma la coppia si ritira per riposarsi e rispettare le fasi del piano di lavoro. Noi ricordiamo che la card si svolgerà al Palalido di Milano nella serata di sabato 26 settembre, a porte chiuse con limitazioni per tutto lo staff, anche manager e stampa. Probabilmente la promotion deciderà di trasmettere poi tutta la card direttamente su YouTube.

Dai Stefano, mentre tu combatti noi stiamo a qua a tifare e altro non vogliamo che vederti alzare le braccia al cielo. Guardia alta!