
UFC 257: perché Dustin Poirier non è spacciato (ma quasi) nel rematch con Conor McGregor
22 Gennaio 2021 2 Di RedazioneUFC 257 – Togliamoci subito il dente: Dustin Poirier è sfavorito contro Conor McGregor nel main event di UFC 257? Sì, ovviamente. Non lo diciamo mica noi eh, non lo dico mica io che sto scrivendo l’articolo. Lo dicono in primis i bookmakers, che danno “Notorious” come grandissimo e larghissimo favorito sul fronte scommesse. Lo dice il precedente incontro tra i due, con “The Diamond” che al tempo – pur essendo un fighter enormemente più immaturo di adesso – finì travolto dai colpi di un McGregor che se ne sbarazzò in pochissimo tempo.
Di lì a poco sarebbe cominciata l’evoluzione del Dustin Poirier come lo conosciamo oggi: il salto di una categoria, tutti i match vinti e stravinti, la fragorosa caduta contro Michael Johnson, i due match contro Eddie Alvarez fino alla conquista del titolo pesi leggeri ad interim UFC e la sconfitta contro Khabib. Di McGregor, invece, sappiamo tutto: la consacrazione come champ champ e tutte le cadute, sportive e non solo. Inutile star lì a ricordarle.
Ma quindi: perché Dustin Poirier non è spacciato contro Conor McGregor sabato notte? Semplice: intanto ha maturato una esperienza importante, ha migliorato tantissimo il suo pugilato, la sua gestione di spazi e distanze e il suo grappling, divenuto d’élite assoluta. Gli si potrebbe rimproverare, forse, un KO power leggermente inferiore rispetto agli altri top della divisione, ma nemmeno tanto visti i 12 KO in 26 vittorie accumulate. La solidità generale e la grande levatura tecnica raggiunta rappresentano per l’ex campione una carta d’identità importantissima, nonché un test molto più provante – non ce ne voglia il buon Donald “Cowboy” Cerrone – rispetto all’ultimo match disputato da “Notorious”.
Ma, adesso, passiamo alle note dolenti ed al perché, secondo chi vi scrive, Dustin Poirier non vincerà sabato prossimo. Chissà, potrò anche essere smentito, ma ne dubito. Ma che volete farci, questo d’altronde è un pezzo d’opinione. Quindi, per me, a Dustin Poirier manca la cattiveria. Non è necessariamente un difetto, in linea generale, ma va da sé come negli sport da combattimento la cattiveria agonistica sia una componente di importanza fondamentale per mettere quel qualcosa in più nei momenti in cui “si sente l’odore del sangue”. Dustin, suo malgrado, non può, non sa essere cattivo: è un papà meraviglioso, un marito affettuoso, un filantropo generosissimo, un combattente sempre leale e rispettoso. Lo si vede, quando combatte, che vuol vincere ma non vuole – sportivamente parlando – la testa del suo avversario.
E questa è una cosa che si evidenzia ancor di più quando lo si rapporta ad altri fighter della divisione: Khabib? Altro pezzo di pane, nella stragrande maggioranza dei casi extra-sportivi – al netto di qualche caduta di stile extra-sportiva, ma comunque di poco conto a confronto di altri colleghi -, ma in gabbia ti distrugge fino a svuotarti. Tony Ferguson? Sì ok, non sarà più al suo prime, ma ti vuol proprio fare male: ti vuole sfregiare coi suoi gomiti, ti vuol vedere grondare di sangue. Lo si vede nella sua espressione quando osserva il volto tumefatto e sanguinante dell’avversario. Potrà non piacervi, potrà sembrarvi troppo crudo, ma è così.
Justin Gaethje? Kill or be killed. Devi portargli via l’anima, o altrimenti lui prenderà la tua. Conor McGregor? Sportivamente vuole umiliarti, manifestando a tutti i presenti e agli spettatori la sua superiorità tecnico-stilistica e il suo KO power, per raggiungere le lodi tanto agognate. Charles Oliveira? Ti vuol sottomettere in 100 modi diversi, e non disdegna di farti saggiare uno striking fatto di thai made in Brazil. Che vuol dire? Semplice: la thai fatta in Brasile, il K1 fatti in Brasile, sono a loro modo diversi. Se non avete mai visto fighter brasiliani come Anderson Silva – il kickboxer, non l’ex campione pesi medi e leggenda UFC – date un’occhiata, giusto per citarvi il primo che mi viene in mente. E Dan Hooker? Un altro che ti vuol stendere pesantemente, e che ha molti mezzi per farlo grazie ad una kickboxing – unito ad un ottimo lavoro di gomiti e ginocchia – eccelso. Ma, anche a lui, a volte manca la cattiveria sul volto. Ciò nonostante, però, ne ha comunque un sacco di più rispetto a Dustin.
Ora, siccome mi pare impossibile che Dustin possa trovare questo livore agonistico in una notte, visti anche i toni meravigliosi della conferenza stampa pre-evento, vedo Poirier sfavorito contro McGregor proprio per questo. Non, dunque, per un aspetto squisitamente tecnico, anche se credo che le caratteristiche tecnico stilistiche di Conor si incastrino – suo malgrado – perfettamente con i difetti mascherati da tanta tecnica che Poirier può vantare, come la copertura in guardia sulle combinazioni dritte-laterali (banalmente, diretto-jab o montante seguito da uno o più ganci), ma soltanto una questione di atteggiamento. Vedremo, tra poche ore, se avrò avuto ragione.
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2 commenti
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Occhio a vedere sempre le quote dei bookmakers come indicazione di vantaggio. È così in generale, ma quando il book delle scommesse è fortemente sbilanciato su un personaggio (caso McGregor) i bookmakers settano le quote in modo da “ribilanciare” dal punto di vista incasso/potenziale pagamento i vari scenari. Chiaro il concetto? A loro non interessa l’equità delle quote ma riuscire a guadagnare in entrambi gli scenari del match giocando sul margine e guardando alla concentrazione di scommesse sui singoli atleti. Ovvero pagano meno la quota di MCG perché hanno troppe scommesse su di lui. Ergo, a logica dal punto di vista probabilistico (essendo il margine per il bookmaker fisso), conviene scommettere su Poirier
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