Dario Morello a TuttoMMA: “Vi spiego perché pugilato e MMA possono coesistere”

Dario Morello a TuttoMMA: “Vi spiego perché pugilato e MMA possono coesistere”

15 Marzo 2021 0 Di Giuseppe Albi

Nel mondo degli sport da combattimento esiste un preconcetto atavico nel quale le diverse discipline si ritrovano spesso in competizione. Un muro di individualismo dove ogni settore guarda al proprio orticello con la presunzione di avere le materie prime migliori.

In Italia questo sentimento ha toccato da sempre vette altissime, anche se la tendenza in epoca recente sembra essere cambiata. Uno dei precursori di quello che può essere considerato come un rinascimento del pensiero legato agli sport da combattimento è il pugile professionista Dario Morello.

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Calabrese, classe 1993, nella sua carriera “Spartan” ha vinto tutto quello che c’era da vincere in ambito nazionale. Basti pensare per esempio che è l’unico pugile italiano ad aver conquistato tutti i titoli dalla prima categoria giovanile fino ai professionisti. È stato inoltre campione WBO Global dei pesi welter ed il suo nome è attualmente uno dei più interessanti in ottica europea e internazionale.

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Un talento incredibile che corre di pari passo con una personalità altrettanto smisurata e che lo ha portato ad essere sempre avanti con i tempi. Per accorgersene basta guardare le sue conferenze stampa pre match o i pensieri (ironici ma mai banali) che affida ai suoi profili social.

Un fighter nell’accezione più completa del termine, che ha deciso di far collidere il suo mondo con quello di altri fighter spinti dal suo stesso desiderio di interazione. Un connubio, quello fra pugilato e MMA, che appare spesso come un’utopia e che invece con Dario Morello ha trovato un fondamento.

Partiamo da un presupposto – chiosa subito MorelloPer me le MMA sono lo sport del futuro. A mio avviso entro vent’anni ingloberanno la quasi totalità degli sport da combattimento. Le grandi promotion, come per esempio UFC, stanno impartendo lezioni a molti in termini di promozione degli eventi, di marketing o di gestione degli imprevisti come si è visto durante la pandemia. E’ un dato oggettivo, basta analizzare i numeri degli ultimi anni e l’evoluzione che hanno avuto le MMA. È decisamente lo sport più in crescita al mondo. Per quanto riguarda il pugilato che dire? Lo considero un evergreen. E’ un po’ come il punk, che per come è stato creato e concepito non esiste più, però c’è chi ascolta i Sex Pistols ancora oggi. E’ un po’ così anche per la nobile arte. D’altronde come si dice spesso nel nostro ambiente: il pugilato finirà quando l’uomo nascerà senza braccia. Per come li ho dipinti sembrano due mondi molto distanti, ma per me pugilato e MMA sono molto più simili di quanto si possa pensare”.

Dario condivido in toto la tua analisi. Per quanto riguarda le MMA però c’è da dire che in Italia questa disciplina non ha lo stesso riconoscimento come negli Stati Uniti. Attualmente per esempio le MMA non sono regolamentate nel nostro Paese, nel senso che non c’è una Federazione che le governa come la FPI per il pugilato. Questo è un problema che si è acuito con la pandemia e con la conseguente difficoltà degli atleti italiani di allenarsi o dei promoter di organizzare gli eventi. Tu che ti alleni e che hai combattuto in Italia durante la pandemia – ovviamente con tutti i protocolli di sicurezza garantiti dalla Federazione Pugilistica Italiana – cosa ne pensi del fatto che gli atleti di MMA invece non possono farlo pur svolgendo esattamente come te uno sport da contatto?

L’Italia non è un Paese per giovanicontinua Morello – Anzi, non è un Paese nemmeno per attività giovani. Questa situazione sta dimostrando come in Italia continui a vincere il vecchio, o chi è più strutturato e si è mosso meglio negli anni. Il pugilato gode di una grande storia sportiva e del fatto che è una disciplina olimpica. Questo da una parte innalza il livello di una Federazione e dall’altra facilita le cose in situazioni di emergenza come quelle che stiamo vivendo a causa del Covid. Nelle MMA italiane invece tutto ciò non è possibile perché a livello amministrativo il discorso è sempre stato super frammentato. Nel corso degli anni si sono susseguiti tantissimi Enti che hanno alimentato questo senso di confusione. A pagarne le spese come al solito sono stati gli atleti che vivono di riflesso queste guerre fra poveri nelle quali non c’è mai un vincitore”.

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Ti ho chiesto la tua su un argomento così importante perché queste situazioni le conosci da vicino visto che ti alleni con tanti atleti italiani di MMA. Mi riferisco per esempio a Daniele Scatizzi, Danilo Belluardo, Leonardo Damiani o Luca Iovine. Di quest’ultimo sei anche stato all’angolo ad un evento del Cage Warriors. Come è nato tutto questo?

Il problema è sempre la mentalità italiana – risponde sorridendo il due volte campione italiano dei welter – Si arriva ad un certo punto in cui diventa difficile fare sparring con altri pugili del tuo livello. Io non sono uno che è famoso per fare le gym war, eppure mi è capitato spesso di chiamare dei miei colleghi per fare sparring e ricevere dei no. Il giochino è questo: in Italia ci sono pugili il cui record è gonfiato da match contro benzinai, kebabbari o fattorini, con tutto il rispetto per queste categorie. Quindi c’è il timore di un confronto con uno che ha lo stesso record, ma che magari lo ha costruito contro avversari veri. In poche parole mi sono reso conto di avere delle difficoltà oggettive ad uscire dalla solita cerchia di sparring partner. Mi sono buttato così sugli atleti di MMA e la prima cosa che ho riscontrato è che loro non dicono mai di no! Sono dei fighter nati ed hanno un’etica del lavoro incredibile. La cosa bella è che appartenendo a sport diversi non c’è nessun tipo di competizione o stupide antipatie fra di noi. Questo non vuol dire che l’intensità non sia alta, anzi, mi sono ritrovato sul ring con gente che ha calcato palcoscenici importanti e quindi sa cosa vuol dire combattere. La mia fortuna è quella di vivere in Lombardia e di potermi confrontare con alcuni dei migliori atleti italiani di MMA. Mi riferisco a Damiani, Scatizzi, Belluardo, Iovine, Moricca e Botti. Ho trovato un livello di pugilato molto alto. Chi dice che i fighter di MMA non sanno fare pugilato non capisce nulla. Ovviamente hanno un’impostazione diversa, un altro tipo di timing e colpiscono su traiettorie diverse, ma rappresentano un test molto probante per me in quanto mi permettono di lavorare su alcuni aspetti che amo curare molto durante la preparazione come per esempio la fisicità dell’avversario e la durezza dei colpi. Inoltre, contrariamente a quanto si può pensare, i fighter di MMA concedono molto meno rispetto ai pugili. Essendo abituati ad indossare guantini da 4 once infatti non si espongono quasi mai con combinazioni molto lunghe e per lo stesso motivo è difficile che ti concedano la corta distanza. Io penso che questo scambio di esperienze e questo continuo confronto interdisciplinare sia il futuro. Negli altri Paesi già lo fanno. Quando sono stato alla Fighters Academy di Manchester per prepararmi ad un incontro ho visto che lì gli atleti quando c’è da fare sparring di pugilato lo fanno e basta, non ci sono divisioni di discipline o altro. Sai che a quell’ora si fa sparring fra gente del tuo peso e lo fai. Non importa a nessuno se tu fai pugilato o MMA. Solo noi italiani come al solito siamo lontani anni luce. Speriamo quindi che in futuro altri seguano il mio esempio. Farebbe bene a entrambi i movimenti sia per quanto riguarda la preparazione, sia per quanto riguarda la portata mediatica. Prendiamo per esempio lo sparring di pugilato che c’è stato fra Marvin Vettori e il mio amico Fabio Turchi. Ha avuto grande visibilità perché di fronte c’erano due campioni. Io ero presente ed è stato molto interessante. Marvin ha fatto un ottimo allenamento contro il più forte pugile italiano nella sua categoria. Allo stesso tempo Fabio si è confrontato con un atleta che sta dettando legge nella più grande promotion al mondo di mixed martial arts. Il futuro è questo, basta solo volerlo. Senza contare che queste unioni fanno crescere anche le rispettive fanbase. Quando combatto io per esempio mi vengono a vedere quelli del pugilato, quelli delle MMA e quelli della kickboxing. Se ci si chiude solo nel proprio mondo come fanno molti invece si finisce col ghettizzarsi”.

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Dario oltre ad allenarti con atleti di MMA sei anche un grande appassionato di questa disciplina, non è così?

Esattamente. Nutro un grande amore per diversi sport da combattimento e le mixed martial arts sono in cima alla lista – commenta ancora Morello – Seguo su DAZN tutti gli eventi e spesso mi ritrovo a fare l’alba quando ci sono card imperdibili. Come tutti ho dei fighter preferiti. Mi piace per esempio Max Holloway e sono contento che sia tornato alla vittoria. Il modo in cui ha boxato contro Calvin Kattar mi ha entusiasmato. Ho sempre apprezzato anche Dustin Poirier e la personalità dilagante di Conor McGregor. La categoria che più stuzzica la mia fantasia però è quella dei medi. Forse perché l’ho seguita con maggiore attenzione visto che abbiamo tre italiani che combattono in questa divisione. Ho ammirato in particolare l’ascesa di Marvin Vettori e spero che possa continuare a scrivere pagine importanti di questo sport. Sempre nei medi mi piace molto Adesanya. Ero sicuro di vederlo vincere anche contro Blachowicz nel suo assalto alla cintura dei massimi leggeri, ma se c’è una cosa che le MMA ci hanno insegnato in questi anni è che dentro l’ottagono nulla è scontato”.

Hai citato Marvin Vettori. Cosa ne pensi del suo cammino e come vedi il prossimo importantissimo match contro Darren Till?

Io credo che Vettori incarni alla perfezione il concetto di fighter modernospiega Morello – Lui sa fare tutto allo stesso livello ed è per questo che risulta essere uno dei più completi. Da pugile lo osservo ovviamente nel suo modo di boxare e devo dire che tecnicamente è cresciuto tantissimo. Migliora match dopo match ed è lecito chiedersi dove possa arrivare. La sua definitiva consacrazione inevitabilmente passerà dal prossimo match contro Till. L’inglese è un avversario che paradossalmente sembra essere nella parabola discendente della sua carriera e per questo non è da sottovalutare. Non bisogna fare l’errore infatti di giudicarlo solo per le sconfitte che ha subito nell’ultimo periodo. E’ stato, anzi lo è ancora oggi, un fighter in lizza per il titolo ed ha disputato match incredibili in passato. Sarà un duro test per Marvin, ma se lo supererà allora credo che una chance per la cintura sia più che meritata.

Dario siamo giunti alla fine di questa interessante chiacchierata. Siccome sei sempre stato avanti sia con il tuo stile nel ring, sia con la tua mentalità, la chiusura la dedicherei al futuro: pensi che il tuo sia un caso isolato, o il rapporto pugilato-MMA può davvero coesistere e trovare sempre più punti di congiunzione?

La mia risposta è sì, pugilato e MMA posso coesistere. Lo spero per entrambi gli sport – conclude Morello – L’unione fa la forza, soprattutto se si parla di settori non considerati primari in Italia. C’è da dire anche che solo la collaborazione fra atleti non basta. Le MMA necessitano di avere una Federazione alle spalle in grado di assicurare elevati standard qualitativi soprattutto in termini di sicurezza, come fa per esempio la F.P.I. per noi pugili. Ricordiamoci che sono due sport durissimi, dove ci si fa male per davvero. Per quanto riguarda altri punti di congiunzione, magari a livello organizzativo, non credo onestamente che nel prossimo futuro ci possano essere eventi misti di pugilato ed MMA. Se si riuscirà a superare questo limite e si capiranno, soprattutto, le potenzialità di un’unione simile, allora potremmo davvero assistere ad una rivoluzione”.

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