UFC, l’ex Phillipe Nover infermiere a NY: “Pronto soccorso e terapie intensive già piene. Eravamo impreparati”

UFC, l’ex Phillipe Nover infermiere a NY: “Pronto soccorso e terapie intensive già piene. Eravamo impreparati”

1 Aprile 2020 1 Di Redazione

Phillipe Nover è un ex fighter UFC, finalista dell’ottava stagione di The Ultimate Fighter e cintura nera terzo dan di BJJ. Nella sua carriera è stato finalizzato una sola volta, ma in UFC ha perso solo ai punti. Nover è anche ex campione dei pesi leggeri ROC (Ring of Combat), promotion newyorkese in cui è stato campione anche Chris Weidman.

A New York, sua città natale, Nover sta affrontando una battaglia ben diversa da quelle che ha affrontato dentro l’ottagono: l’ex fighter statunitense è un infermiere, sua professione anche durante la carriera in UFC. Nover lavora principalmente nel reparto di cardiologia ma, con l’epidemia di coronavirus, adesso si ritrova impegnato in pronto soccorso e in terapia intensiva, sempre più colmi di pazienti infetti dal virus COVID-19.

La situazione a New York

Nover ha rilasciato un’intervista ad MMA fighting in cui parla dell’emergenza coronavirus, che lui sta coraggiosamente affrontando in prima persona.

Le cose sono andate sottosopra nel giro di giorni e settimane. New York era impreparata, soprattutto, come puoi vedere, con i DPI (dispositivi di protezione individuale), ossia le mascherine, le vesti e le maschere N95. Inizialmente c’erano tanti problemi nel fornire allo staff medico tutto il necessario. Avendo abbastanza tamponi, i quali abbiamo avuto solo la scorsa settimana, siamo stati capaci di testare in ospedale. Questa pandemia si sta espandendo così rapidamente e c’era soltanto un ospedale a Long Island, N.Y. capace di testare. Ci sono voluti tre giorni per avere i risultati e questo era solo una settimana o dieci giorni fa. Ora ci stiamo muovendo più velocemente nel testare le persone, ma non abbiamo ancora abbastanza tamponi. Non stiamo neanche facendo i tamponi a tutti. Devi essere letteralmente in condizioni critiche ed avere tanti sintomi per essere testato. C’è un afflusso di pazienti.

I nostri pronto soccorso sono pieni all’80-100% per la maggior parte del tempo. La terapia intensiva è anch’essa al completo. Queste sono le due aree verso cui tutto il personale medico è diretto.

I rischi di contagio

“La settimana scorsa ho avuto un paziente colpito da un attacco di cuore. Siamo entrati e abbiamo impiantato lo stent, ma non c’era neanche un letto in terapia intensiva: era piena di pazienti infetti da COVID-19. Oltre a questo, non vorrei mai che un mio parente, dopo aver appena avuto un infarto, fosse messo in terapia intensiva accanto ad un paziente con COVID-19, malattia che si sta espandendo come un incendio.

“C’è un problema di contaminazione incrociata. È un pasticcio a New York. Si sta diffondendo velocemente ed è sotto controllo, ma ad un certo punto non lo sarà più se i numeri non si abbassano.

“In quanto operatori sanitari in ogni ambito dell’ospedale, siamo ciò su cui la società conta. Dobbiamo prenderci cura della salute della comunità. Quando si tratta di metterci a rischio noi stessi, lo facciamo ogni giorno.

“Vedo amici e colleghi a me vicini che hanno contratto il virus. Nessuno di loro è in condizioni critiche al momento. Ho visto infermieri peggiorare tanto, ma non fino al punto di essere intubati. Per quanto riguarda mettermi a rischio io stesso, ho dovuto pensarci inizialmente, ma poi ho dato la mia disponibilità. Ho cominciato questa carriera nella sanità per aiutare le persone e questa dovrebbe essere la nostra vocazione.”

Allenarsi durante una pandemia

“In quanto praticante di jiu jitsu ed ex fighter di MMA, mi piacerebbe andare ad allenarmi, e sono sicuro che ci sono persone che si stanno allenando, ma non posso rischiare. Sono probabilmente un portatore della malattia. Potrei anche essere asintomatico, ma non posso rischiare.

“Penso di essere prevenuto nei confronti della situazione sanitaria, ma io non biasimo nessun fighter. Ho tanti amici che ancora si allenano. Io non posso farlo perché probabilmente sono un portatore. Ma loro si alleneranno, questo è il loro mestiere, è ciò che fanno.

“Questa è la cosa peggiore che poteva succedere agli atleti di MMA e di jiu jitsu perché siamo letteralmente uno sopra l’altro, fradici l’uno del sudore dell’altro. Abbiamo sempre epidemie di stafilococco e di altre cose.

“Questo virus si trasmette così facilmente. Per quanto riguarda un virus del genere, io non li biasimo. Se fossi giovane come quando avevo 24 anni, appena arrivato in UFC, probabilmente mi allenerei anche io. Ma a questo punto sono molto più maturo e penso ad altre cose nella mia vita. Vedo la UFC per quello che è: sono un’azienda e devono organizzare i loro show ad ogni costo.

“Le possibilità che questi giovani atleti in salute si ammalino sono molto basse. Il mondo delle MMA è fatto di giovani duri, convinti che non moriranno mai. È una popolazione ad alto rischio. Probabilmente faranno la quarantena per due settimane, ma c’è un grosso rischio che lo contraggano e, essendo portatori, lo passino ad altre persone che non sono giovani atleti.

“E i loro genitori? E le persone a cui stanno attorno? È un discorso difficile. Io non ho visitato i miei genitori. Potrei farlo, ma scelgo di no. Gli ho detto di stare a casa. Tutto questo è troppo. Con le cose che ho visto in ospedale… ho visto cose orribili per quanto riguarda il COVID-19. Pazienti morire di fronte a me, che non riuscivano a respirare. Non è qualcosa che voglio vedere ancora, e penso che la quarantena a casa aiuterebbe a risolvere il problema.”

L’importanza dei test

“La prima cosa per sconfiggere il virus sarà testare. Ancora non vengono prodotti abbastanza tamponi. Non stiamo neanche testando molto perché non possiamo sprecarli.

“Quindi se un paziente viene e ha tutti i sintomi, ha la febbre, ha difficoltà respiratorie, ma è sotto controllo e la febbre va giù con il Tylenol, gli diciamo che probabilmente ha il virus, ma che non sprecheremo il tampone su di lui, e lo mandiamo a casa. Questo è ciò che sta accadendo adesso. Fino a quando non abbiamo migliaia di tamponi per testare tutti, il virus continuerà a diffondersi. Questa cosa ci colpisce come un pugno alle spalle. Eravamo veramente impreparati.

Nover dice la sua anche sulla scelta di Dana White di continuare con gli eventi come se nulla fosse.

“Forse Dana White può organizzare i suoi show UFC se prende 250 tamponi, li somministra a tutti e sono tutti negativi. Così possono fare i loro show.”