UFC Vegas 8, le pagelle: rammarico Di Chirico. Magny e Rakic promossi senza lode

UFC Vegas 8, le pagelle: rammarico Di Chirico. Magny e Rakic promossi senza lode

30 Agosto 2020 4 Di Giuseppe Albi

UFC – Il pubblico italiano attendeva questa card con ansia. Dopo le emozioni regalate da Marvin Vettori lo scorso giugno infatti il sogno era quello di un bis. Purtroppo però il nostro Alessio Di Chirico non è riuscito nell’impresa, complice anche una serie di circostanze e di fattori che ne hanno inficiato la prestazione.

L’inizio del match con Zak Cummings sembrava poter essere promettente, con un “Manzo” attento nelle fasi di striking e attivo negli spostamenti. Dal secondo round in poi però Di Chirico ha cominciato ad adeguarsi a Cummings facendosi risucchiare dal ritmo lento e compassato del suo avversario. Quelle combinazioni con più colpi richieste dall’angolo da Michele Verginelli sono rimaste infatti spesso ad echeggiare inespresse nell’arena vuota dell’Apex di Las Vegas. Molti meriti ovviamente vanno anche a Cummings, avversario forse non bello da vedere, ma molto efficace ed elusivo nelle fasi di striking. Uno stile che gli ha permesso di essere incisivo anche nel terzo round, quando Alessio ha provato ad alzare il ritmo.

Una scelta quasi dovuta. Dopo le prime due riprese in parità infatti probabilmente nei pensieri di Di Chirico – così come in quelli di tutti i tifosi italiani – hanno cominciato ad aleggiare sotto forma di fantasmi le sconfitte con verdetti clamorosi patite nel passato contro Holland e Muradov. E così Alessio si è gettato all’attacco, soprattutto negli ultimi secondi della contesa, cercando con la forza e con il cuore di non veder svanire il sogno. Poi però il dramma: un high kick di Cummings sulla sirena ha spedito Di Chirico al tappeto. Un lampo, un colpo lanciato a caso in un’azione confusionaria, una sentenza che probabilmente ha deciso il match.

Non sapremo mai cosa sarebbe successo senza questa sfortunata sequenza. Quello che conosciamo invece sono i verdetti dei giudici che hanno decretato una vittoria unanime per Cummings.

29-28 per due giudici (qui sì che probabilmente ha inciso quel calcio). 30-27 per un altro (qui invece c’è del clamoroso caso di cecità). Le nostre pagelle invece decretano un po’ più di equilibrio e allo stesso tempo del rammarico: 6 per Di Chirico, 6.5 per Cummings.

Archiviato il nostro personalissimo main event italiano, passiamo ora all’analisi del resto della card. Come al solito i prelims ci hanno regalato atleti affamati e prestazioni da ricordare.

Mallory Martin si è portata a casa il bonus di Performance of the Night grazie alla splendida rear naked choke messa a segno contro Hannah Cifers. Un colpo di coda clamoroso dopo essere andata vicina a capitolare nella prima ripresa. Voto 6.5 e sospiro di sollievo per lei. Non va oltre il 4 invece la Cifers che non è riuscita a chiudere con cattiveria un match praticamente già vinto.

Donne sugli scudi anche nell’incontro successivo. La brasiliana Polyana Viana ha impiegato infatti solo 1’53” per sottomettere con una spettacolare armbar Emily Whitmire. I voti? 6.5 anche per Viana e un 3 che sa tanto di “non pervenuta” per la Whitmire.

La sagra delle submission andata in scena nei prelims ha toccato il suo momento più alto grazie a Sean Brady. La cintura nera di BJJ formatasi alla Gracie Academy si è imposta nel secondo round contro Christian Aguilera con una guillotine choke da manuale. Una manovra tecnica d’alta scuola che ha permesso a Brady di agguantare la terza vittoria consecutiva in UFC e il bonus di Performance of the Night. Insomma, dopo un po’ di gavetta nei match considerati di secondo piano è arrivato ora il tempo di raccogliere qualche occasione più importante nel microcosmo dei pesi welter. Voto 7 per Brady. 4 per Aguilera.

Nel match successivo si è rivisto all’opera Alex Caceres. Nuovo look (capelli corti) e nuova attinenza leggermente meno flemmatica del solito. Il Caceres 2.0 non ha avuto grossi problemi a sbarazzarsi di un Austin Springer presentatosi al match con sole 24 ore di preavviso dopo la maledizione che ha colpito gli altri contendenti. Una vittoria non propriamente indicativa dunque per valutare se Caceres sarà da ora in poi un fighter meno discontinuo. Per il momento però lo premiamo con un bel 6.5. Non possiamo proprio dare più di 3 invece ad uno Springer alzatosi probabilmente dal divano poco prima del match.

Nell’ultimo incontro dei prelims abbiamo assistito ad un gradevole scambio d’opinioni fra Impa Kasanganay e Maki Pitolo. Una sfida equilibrata nei primi due round. Poi il cardio in esaurimento di Pitolo e la consistenza dei colpi di Kasanganay hanno cominciato a mischiare le carte indirizzando il match dalla parte di quest’ultimo che si è aggiudicato così la vittoria per decisione unanime. Voto 6.5 per Kasanganay. 5 invece per Pitolo.

Ed ora la main card. Ad aprire i giochi sono stati Ricardo Lamas e Bill Algeo. Al pronti via è stato subito Algeo a prendere in mano il match con un avvio spavaldo. L’incoscienza tipica dei fighter in short notice però piano piano si è affievolita di fronte all’esperienza di Lamas che, nel terzo round, ha decisamente cambiato marcia costringendo Algeo ad una dura lezione di ground and pound. Un impeto che ha indotto i giudici a consegnargli la vittoria, la 20esima della sua lunga carriera. Voto 7 per l’inossidabile Lamas. 6 per il coraggioso Algeo.

Match decisamente più a senso unico quello fra Alexa Grasso e Ji Yeon Kim. Tre round ad appannaggio della giovane messicana che ha letteralmente asfaltato la sua avversaria. Una Grasso che evidentemente deve aver lavorato molto sul suo pugilato e i risultati si sono visti tutti sul volto della coreana. 7.5 e tanti applausi (virtuali) per la Grasso. Un inesorabile 4 invece per Kim che si merita un voto in più solo per non essere andata ko.

Nel co-main event abbiamo preso atto dell’ennesimo capolavoro di puro gameplan di Neil Magny che ha annullato nei primi due round Robbie Lawler mettendo in mostra il suo solito ground game. Alla vigilia ci si attendeva un po’ di “Ruthless” old school e invece Lawler è riuscito a piazzare qualche sfuriata delle sue solo nel terzo round. Troppo poco per convincere i giudici. Troppo poco per cancellare le ultime sconfitte e ritornare con il fisico e con la mente ai fasti di un tempo. Troppo poco per impensierire un fighter spesso sottovalutato ma dalla grande intelligenza come Neil Magny, che con questa vittoria è salito a quota 17 nella classifica all time dei pesi welter, a -2 da George St.Pierre. Voto 6.5 e titolo di ragioniere of the night per Magny. Voto 4.5con la morte nel cuore di chi scrive – per Lawler.

Il senso di impotenza di Lawler probabilmente è stato lo stesso provato da Anthony Smith. Dopo la sconfitta cocente subita contro Glover Teixeira lo scorso maggio ci si attendeva una riscossa da parte di “Lionheart” e invece è arrivato un altro scivolone. Questa volta a beneficiare del momento no di Smith è stato Aleksandar Rakic che, pur senza dominare clamorosamente, è riuscito a vincere praticamente tutti i round. A incidere più di tutto sul match è stato l’uso del low kick da parte di Rakic che si è abbattuto sulle gambe del suo avversario fiaccando con potenza ogni tentativo. Una strategia che ha dato i suoi frutti sin dalle prime battute e che ha permesso a Rakic di controllare poi anche le successive fasi di lotta a terra dove l’austriaco è risultato a sorpresa molto più efficace. Ciò che è balzato agli occhi infatti è stata proprio una differenza di forza notevole che non ha lasciato scampo a Smith. I voti: 4.5 per Anthony Smith. 6.5 invece per Rakic.