I giornali italiani stanno provando a distruggere le MMA con la loro ignoranza

I giornali italiani stanno provando a distruggere le MMA con la loro ignoranza

7 Settembre 2020 0 Di Redazione

MMA – Stiamo leggendo fesserie inenarrabili. Agenzie che volano a destra e a manca, gente che scrive “il Mma”, combattimenti clandestini, ex wrestler, pugili dopati e senza scrupoli che combattono in capannoni abbandonati e parcheggi abusivi. Uno sport dove tutto è consentito, scrivono i maggiori media italiani. Che hanno pure il coraggio di elargire sentenze in un campo che, complice anche il decadimento qualitativo del cartaceo, sta morendo vittima di luoghi comuni, redattori incompetenti e mancanza di cultura sportiva.

Siete su TuttoMMA, potreste aspettarvi un attacco diretto a tutte le porcherie che stiamo leggendo in giro su un brutto omicidio di cui non faremo menzione. Non perché ne abbiamo paura, ma per il semplice fatto che è giusto rispettare il dolore di una famiglia che ha perso un ragazzo, ed è sacrosanto che i colpevoli ricevano la punizione che meritano. Non facciamo cronaca nera, raccontiamo sport. Basta scrivere “omicidio MMA” per capire quanto i media mainstream abbiano pensato bene di far combaciare l’equazione: sport da combattimento=gente violenta e poco raccomandabile=razzismo=tutti delinquenti. Dovreste vergognarvi. Vergognarvi. Perché le MMA, che in Italia sono una nicchia, sono molto di più. Le MMA raccontano storie di redenzione, di situazioni di vita dure sconfitte non grazie alla violenza dei colpi nei match, ma al duro allenamento che ha permesso a chi era convinto di potersi permettere tutto nella vita che FORSE c’era una alternativa.

Aveste avuto l’ardire di guardare oltre al vostro naso, avreste scoperto come un ragazzo come Walter Pugliesi, fighter italiano dal cuore d’oro (a dispetto di un look che per voi, e solo per voi, lo porterebbe ad essere discriminato) che grazie agli sport da combattimento ha trovato la sua strada, in una vita che gli aveva offerto ben poche carezze nel contesto sociale da “colletti bianchi” della borghesia media italiana. E se volete conoscere qualcosa in più della vita del “Kraken”, vi rimandiamo a questa bellissima intervista a firma Tommaso Clerici per Ultimo Uomo. Un media importante, Ultimo Uomo, e che da anni dà spazio a questo meraviglioso sport grazie alla spinta passionale del direttore Daniele Manusia, grande appassionato di questo sport, e dei tanti redattori che si sbattono per offrire uno specchio sullo spaccato di questa disciplina alla portata di tutti.

Noi siamo probabilmente gli ultimi arrivati, quelli che dovrebbero “star zitti” e ascoltare anche le fesserie sparate e dalle sentenze sciorinate da grandi e storici giornali italiani, che pur non conoscendo nulla delle MMA hanno pensato bene di ergersi a giudici non di uno sport, ma di un intero movimento.

Potremmo reagire rabbiosamente, riempiendo di commenti negativi i vostri articoli, ma nel nostro piccolo abbiamo deciso di non farlo: abbiamo optato per la via della civiltà. Abbiamo deciso di non curarci delle vostre palate di fango, abbiamo deciso di mantenere la schiena dritta di fronte a questo ennesimo attacco, il primo di una lunga serie che si protrae da anni ormai e a cui sempre abbiamo risposto con garbo e signoria. Speriamo, però, che chi ha scritto l’agenzia girata a tutti i giornali si passi una mano sulla coscienza e ammetta, magari anche solo a se stesso, che deontologicamente parlando è stato commesso un delitto giornalisticamente gravissimo, un tentato omicidio verso uno sport che probabilmente non raggiungerà mai i numeri di altri sport ben più radicati nel tessuto sociale di una nazione come la nostra. Basta questo a provare ad uccidere, perché di questo si tratta, uno sport che può fregiarsi di vantare come alfieri atleti e uomini dai valori assoluti come Alessio Sakara (che tutti, anche chi non segue questo sport, sicuramente conosceranno) sulla base di banali luoghi comuni e di una dilagante ignoranza in materia?

Abbiamo una pessima notizia per voi. Ci ferirete, probabilmente, magari anche in maniera grave, ma le MMA non sono queste. Non farete ciò che avete già fatto con discipline quali il pro-wrestling nei primi anni del 2000, dove anche lì fu la vostra dilagante ignoranza a compiere il misfatto. Noi non ci pieghiamo, ma non sbraitiamo: saremo qui, con la massima pacatezza ma con altrettanta fermezza, a far fronte comune per difendere ciò che più amiamo e che incarna valori sportivi e umani lontani sia da ciò che avete scritto che, soprattutto, dalla bruttissima storia di morte a cui purtroppo le MMA si sono trovate – loro malgrado – correlate.