Conor McGregor, la storia della sua redenzione: da mancato idraulico a Champ Champ
20 Gennaio 2021 2 Di RedazioneConor McGregor – Sono le condizioni più sfavorevoli a rendere un successo straordinario. Questo era il mantra che ripeteva la pubblicità di una nota casa automobilistica, e che col passare del tempo è entrata di diritto nel vocabolario comune, al punto che oggi si conosce la frase a memoria ma molti ne ignorano la paternità.
Concetto ed evoluzione di esso sono legati con filo rosso a Conor McGregor, il ‘Notorious’ volto simbolo delle MMA e degli sport da combattimento in generale. Conor ha una storia personale che sembra tratta da un grande film di formazione o un grande libro educativo, la sua vita è la perfetta iperbole dell’abnegazione e dell’ambizione, e ad oggi, che siamo lontani dai suoi esordi, ancora non riusciamo a vedere la fine dell’ascesa di questo sportivo che si è trasformato, come l’Hercules disneyano, da Zero a Hero.
Conor nasce in una famiglia operaia della periferia dublinese, in un pomeriggio di metà estate. Il padre era stato prima idraulico, poi tassista. La madre si occupava della casa e delle due figlie maggiori, Erin ed Aoife. Il travaglio è breve, dura un’ora: Notorious aveva fretta di farsi conoscere.
Conor vede la luce con i pugni serrati, già pronto a combattere contro una vita difficile che l’avrebbe messo alla prova incessantemente, senza tregua. Da ragazzino amava la kickboxing ed il calcio, ma non era tagliato per il rettangolo verde. A 12 anni provò nello Yellowsone come esterno alto, ma non sapeva far gol, come esterno basso non ebbe risultati migliori, essendo piccolo fisicamente era sempre incapace di fermare gli attaccanti con un fisico più possente, e alla fine abbandonò il pallone per i guantoni.
🗣 “Manchester United was my team. It was only the other day I came across wearing that infamous grey United jersey, which I bought with my Communion money at eight years of age. I’d love to know where it is now. A truly ‘Notorious’ football jersey.”
— Football Tweet ⚽ (@Football__Tweet) March 19, 2019
– Conor McGregor. pic.twitter.com/4djNg05arM
Perché amava anche la boxe, retaggio del padre. La boxe lo salva sotto più di un aspetto. Risulta, infatti, che il piccolo Conor era basso, spesso oggetto di bullismo per la sua corporatura, nonostante nel corso degli anni abbia più volte smentito tale voce, per non inficiare l’aura di estrema sicurezza che lo ha sempre avvolto. Sarà infatti un episodio del tutto casuale a convincerlo a dedicarsi completamente agli sport da combattimento:
“Da giovane non ho mai praticato seriamente la boxe finché non ho fatto a botte per una ragazza con il suo ex fidanzato, più vecchio e grosso di me. Oggi io e quel ragazzo siamo amici ma è bello sapere che sono sempre in grado di piegarlo come una sedia a sdraio!“.
Alla boxe integra la capoeira, il grappling e il karate. Non termina gli studi, diventa assistente idraulico e dopo turni di lavoro di dodici ore si chiude in palestra per allenarsi, per seguire la sua passione. Passione che lo porta anche a scontrarsi col padre:
“Quando lasciai il lavoro di idraulico ebbi una grave lite con mio padre […]. Gli dissi che la lotta era la mia strada, si sarebbe pentito di quel che mi aveva detto quando sarei stato milionario a 25 anni!”.
A 18 anni si trasferisce a est di Dublino, la vita è difficile, sempre più difficile. Gli mancano gli stimoli, ha paura di fallire. A 20 anni incontra Dee Devlin, quella che poi sarà la compagna di una vita. In lei riesce a trovare l’amore e la forza necessari per affilare gli artigli e tornare più risoluto di prima a combattere. L’amore di questa donna lo ha salvato.
“Lei mi preparava le borse, mi nutriva anche se avevamo poco. Voleva che mi allenassi con serenità. Ascoltava i miei sogni, mi dava coraggio. Se sono diventato qualcuno è grazie a Dee.”
Nei giorni più difficili sono state le parole della sua compagna a lenirgli le ferite e asciugargli il sudore.
“Forza Conor, tu ce la farai“.
L’importanza della sua presenza non è mai dimenticata da Conor McGregor, ricorda sempre le difficoltà di mantenersi con 188 Euro di sussidio di disoccupazione, allenandosi duramente ogni giorno. Anche dopo essere entrato nei circuiti amatoriali di MMA i primi cinque anni risultano durissimi, venendo pagato 85 Euro a incontro, sopravvivendo con 1500 Euro all’anno. Il primo incontro lo vede vincente al 2° round per TKO. Il secondo match è la copia del primo. Nel terzo match subisce la prima sconfitta per sottomissione. Da quel momento identifica nel grappling il suo tallone d’Achille, ma non per questo snatura la sua idea di combattimento: impara a gestire l’ottagono costringendo gli avversari a scambiare a viso aperto nel terreno che gli è sempre stato più congeniale, lo striking, approfittando del suo incredibile gioco di rimessa in counter.
“Quello che vedete non è talento naturale, ma solo duro lavoro. Questa è la mia etica da maniaco dell’esercizio. Solo esercizio”.
Il 6 aprile 2013 esordisce vincendo al primo round nella massima promotion di MMA, la UFC, portando il proprio record personale a 13-2, con due titoli Cage Warriors (piuma e leggeri) sulle spalle e il potenziale esplosivo del campione.
“Sono Conor McGregor, ho 20 anni e sono il miglior peso piuma in circolazione”.
Questa è una delle prime dichiarazioni incandescenti della sua lunga carriera di trash talker. McGregor nella sua carriera ha vinto quasi tutto quello che c’era da vincere e ha riscritto le regole del gioco. Si è inserito da underdog ed è diventato il volto planetario di uno sport e di una mentalità. Dalla più nera miseria ad uno stile di vita all’insegna del lusso più sfrenato, Notorious ha cambiato la prospettiva di tutti, al quarto posto nella classifica stilata da Forbes per gli atleti più pagati e divenuto il primo atleta nella storia a guadagnare 1 miliardo di dollari in un anno grazie alle vendite del suo whisky.
Il 5 maggio 2017 la sua compagna Dee gli ha regalato la cintura più bella della sua vita, rendendolo padre del piccolo Conor Jack Jr, sperando che buon sangue non menta e calpesti le stesse orme leggendarie del padre.
Record dopo record, campione dopo campione, Conor McGregor ha shockato il mondo sconfiggendo nei pesi piuma la leggenda Jose Aldo con un KO devastante dopo soli 13 secondi di combattimento mettendo fine all’era di imbattibilità del brasiliano, e ripetendosi sconfiggendo il campione dei pesi leggeri Eddie Alvarez, diventando il terzo atleta nella storia a vincere il titolo in due categorie di peso diverse e il primo a detenere due cinture contemporaneamente.
La rivalità con Nate Diaz ha dato vita a due incontri che sono già leggenda, e che hanno visto la vittoria prima di Diaz per submission (la terza sconfitta di McGregor in carriera, tutte per sottomissione) e poi di Conor nel rematch avvenuto quattro mesi dopo, per decisione non unanime. Recentemente McGregor si è reso protagonista di una nuova faida, questa volta contro il campione daghestano dei pesi leggeri Khabib ‘the Eagle’ Nurmagomedov.
Fare un sunto delle schermaglie avvenute tra i due apparirebbe come una lunga lista della spesa in cui elencare gli insulti prima dell’uno, poi dell’altro. Quel che c’è da sapere è che, trattandosi di combattimenti veri e non sport spettacolo come nel pro wrestling, le minacce di morte e gli attentati all’incolumità dei due fighters da parte dei rispettivi fan o dei fighters stessi si sono risolte in più di un’occasione con sanzioni giuridiche o inibizioni all’attività agonistica da parte della federazione stessa. Tutti abbiamo negli occhi l’indegno post gara che ha visto Khabib vincitore lanciarsi nel pubblico dell’arena per vendicarsi di Dillon Danis, fighter Bellator, cintura nera di bjj e coach di grappling e amico di McGregor.
Un McGregor che assisteva incredulo ad una scena mai vista in un contesto di MMA, prima di venir poi codardamente attaccato alle spalle da uno dei compagni di allenamento di Khabib all’interno dell’ottagono e scatenando una delle risse sportive più grandi di sempre tra pubblico e ottagono stesso.
La sua ultima apparizione ha visto un aumento di peso e di divisione, nel super main event di UFC 246 durante il quale ha distrutto in circa 40 secondi il veterano Donald ‘Cowboy’ Cerrone, stabilendo un ulteriore record come primo atleta della storia ad aver vinto un match in tre categorie di peso diverse – dopo Anthony Pettis -. Conor McGregor ha poi fatto parlare di sé ulteriormente con avvenimenti di cronaca come le risse non rare cui partecipa a Dublino, il famoso pugno ai danni di un anziano, fino alle ultime apparizioni in costiera amalfitana, in Campania in cui si aggirava per Positano pesantemente ubriaco rovesciando e rompendo bicchieri e bottiglie.
Una costiera amalfitana e una Campania che sono rimaste nel cuore dell’atleta, il quale ha recentemente pubblicato un commosso post sui suoi canali social con un pensiero per l’Italia e per il drammatico momento che il nostro paese sta vivendo con l’emergenza CoVid-19, spendendo parole d’amore per la nostra terra e il nostro popolo, spronandoci a resistere e vincere le difficoltà in cui ormai quotidianamente versiamo. L’Uomo, l’Atleta, il Simbolo. Conor McGregor a 360° si è dimostrato un personaggio epocale e come tutti i geni non può mancare la sregolatezza.
La follia di Notorious non è altro che fame nella sua forma più nuda e cruda. La fame che lo ha sempre caratterizzato e che gli ha reso possibile gettare il cuore oltre l’ostacolo delle difficoltà che la vita gli ha messo davanti, macigni enormi davanti ai quali il cuore di chiunque si sarebbe arreso ad una esistenza mediocre sotto il cielo grigio dell’Irlanda, un paese che più di qualunque altro ha un rapporto conflittuale con la sfortuna che l’attanaglia. Ma Conor non era destinato alla mediocrità.
Chinare il capo verso i verdi campi irlandesi non è mai stata la sua natura, e lui, la Leggenda, il Simbolo, ha trovato il quadrifoglio quando nessuno avrebbe scommesso due euro su quello scricciolo dal caschetto biondo e il sorriso sdentato, nessuno avrebbe pensato che il bullizzato Conor McGregor sarebbe diventato l’emblema del riscatto umano attraverso il lavoro, l’amore e l’ambizione.
Che sia d’ispirazione per tutti noi, che diamo alla sfortuna tutte le colpe dei nostri fallimenti.
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