UFC 260: The Good, The Bad and The Ugly

UFC 260: The Good, The Bad and The Ugly

28 Marzo 2021 1 Di Giuseppe Albi

Nuovo appuntamento con “The Good, The Bad and The Ugly”, la rubrica che analizza i momenti migliori, i più cattivi (sportivamente parlando) e i più brutti dell’ultima card UFC.

Questa volta passiamo in rassegna UFC 260. Siete pronti? Partiamo!

THE GOOD – Sean O’Malley

Sean O’Malley il buono? Non ci crede nessuno, nemmeno lui probabilmente. Eppure il gesto misericordioso riservato a Thomas Almeida nel primo round, quando ha evitato di finirlo dopo averlo spedito al tappeto, lo pone quasi ai confini della santità. Questo ovviamente a degli occhi meno attenti, perché la verità è che in quell’occasione “Sugar” probabilmente era più concentrato nello specchiarsi che a terminare il match. Nonostante questo lo inseriamo comunque in questa categoria prendendo come “buono” lo spettacolo che ha offerto nell’ottagono. Anzi, molto più che buono, decisamente la cosa migliore andata in scena a UFC 260 dal punto di vista tecnico.

THE BAD – Francis Ngannou

Battere quello che viene soprannominato The Baddest Man on the Planet basta come motivazione per la nomination? Francis Ngannou è senza ombra di dubbio l’uomo più spaventoso dell’intero roster UFC e nel match titolato contro Stipe Miocic l’ha ampiamente dimostrato. Un’immagine che stride con il ragazzo sorridente che si vede fuori dall’ottagono, ma dalla quale non possiamo esimerci se consideriamo il modo in cui assalta i suoi avversari.

THE UGLY – Tyron Woodley

Quattro sconfitte consecutive e una carriera ormai completamente alla deriva. È il destino beffardo di Tyron Woodley che nel giro di due anni è passato dall’essere il campione dei pesi welter UFC a zimbello delle MMA. Perché il mondo in fondo è così: quando le cose vanno bene ti osanna, ma quando vanno male ti vomita addosso tutte le frustrazioni. E a Woodley sta andando tutto male. Il culmine della sua drammatica situazione lo si è visto proprio nell’ultimo match contro Vicente Luque. Dopo aver cominciato forte e con grande convinzione infatti Woodley è stato nuovamente tormentato dai fantasmi degli ultimi incontri soprattutto dopo un colpo arrivato sulla sua ormai fragile mascella. Da lì in poi Woodley si è sgretolato come neve al sole sottomettendosi alla D’Arce choke di Luque. Un tap out che sa tanto di definitiva resa dopo una carriera che è stata grande, ma che ora appare come un lontano ricordo.