UFC, Michael Bisping: perdere un occhio, vincere una cintura (e il rispetto dei fan)

UFC, Michael Bisping: perdere un occhio, vincere una cintura (e il rispetto dei fan)

22 Marzo 2020 4 Di Redazione

Qualsiasi sia lo sport di cui si parli, una delle domande istintive che ci si pone è: chi è il migliore di sempre? O, per dirla all’americana, chi è il G.O.A.T. (Greatest Of All Time)? Ecco, la risposta non è mai facile. Se per il calcio esiste la dualità tra calcio moderno e calcio del passato, i cui riferimenti sono rappresentati rispettivamente dalle rivalità tra Messi e Ronaldo, e Maradona e Pelé, per il tennis continua la rivalità (solo sportiva) tra lo svizzero Federer e lo spagnolo Nadal, nel basket molti sono dalla parte di Michael Jordan, altri per king LeBron James, altri nostalgici parlano di Kobe Bryant. Ma quando si parla di MMA – e di UFC nello specifico -, su chi cade la scelta?


Come abbiamo visto, è sempre molto soggettivo e difficile conferire la corona dello sport, ma nel caso delle Mixed Martial Arts il compito appare un pelino più arduo.
Uno sport in cui gli obiettivi si misurano in strategie che possono durare anche anni, un numero estremamente limitato di combattimenti che segnano una carriera, a differenza dei match disputati da un calciatore o un tennista, e un coefficiente di carattere e cuore difficilmente comparabile con qualsiasi altro sport. Fin qui siamo ragionevolmente tutti concordi, e il prossimo attributo da analizzare è probabilmente il palmares personale: quella cintura che è il sogno di ogni fighter dagli esordi fino all’ultima entrata in carriera nell’ottagono.

Quasi tutti oggi remano nella direzione del massimo leggero Jon ‘Bones’ Jones, primo bro ranking P4P e oggettivamente l’uomo da battere. Oggi.
E se il G.O.A.T. fosse quello che non ti aspetti? Se, improvvisamente, a distanza di anni da quando calcava l’ottagono, un personaggio già di per se incredibile se ne uscisse con uno dei suoi famosi colpi di testa che l’hanno consacrato a personaggio anche fuori dal ring, la nostra valutazione cambierebbe? Probabilmente sì. Ed è per questo che oggi il mondo delle arti marziali miste si ritrova a rivalutare e rispolverare la propria ammirazione verso quel personaggio che qualcuno ha giudicato come ‘cattivo’ per il suo fantastico trash talking ante litteram, con ben trenta vittorie da professionista, campione ai tempi di Strike Force e campione del mondo dei pesi medi in UFC, ora commentatore per la UFC stessa: Michael Bisping, il Conte.


Ai tempi, Bisping era una vera macchina da combattimento: qualità cardiovascolari eccellenti che gli permettevano di dettare i ritmi del combattimento fino all’ultimo secondo, spesso sfiancando avversari esausti per finirli con pugni devastanti o calci violenti, retaggio della sua formazione da kickboxer. Recentemente Bisping ha sorpreso tutti in una puntata del suo podcast Believe You Me, in cui si è letteralmente staccato l’occhio destro in video-call, informando il mondo in uno stralcio divenuto poi cult, di aver combattuto 11 match in UFC con una protesi all’occhio destro, conseguenza di un infortunio rimediato nell’incontro con Vítor Belfort, e che ha causato il distacco della retina terminato con la definitiva perdita dell’occhio.


Bisping non ha mai dichiarato chiaramente le dinamiche di tutto ciò, con lo stesso stoicismo che ha caratterizzato tutta la sua carriera, ma è verosimile che il Conte abbia disputato la parte centrale della sua carriera dichiarando 6/60 di capacità all’occhio destro (ciò significa rasentare la cecità totale) per poi scegliere una soluzione più pratica utilizzando la suddetta protesi. E allora? Allora stiamo parlando di un uomo che ha combattuto nei pesi medi UFC, una delle categorie più brutali di uno sport brutale, nella promotion più elitaria del pianeta, con un solo occhio e arrivando a vincerne la cintura di indiscusso Campione del Mondo.

Basta tutto ciò per consacrare un uomo all’Olimpo dei fighters? La vera domanda è: cos’altro dovrebbe fare un uomo? Volare e sparare raggi laser dagli occhi? Ops, dall’occhio? Bisping è la dimostrazione concreta di cosa può raggiungere un uomo con la forza di volontà di un supereroe, che affronta menomazioni fisiche tali da fermare la carriera di chiunque ma tenendosela per sé, perché questo è ciò che fanno gli eroi: sono le condizioni più sfavorevoli a rendere un successo straordinario.

Da giornalista, mentre tiravo le somme di questo incredibile personaggio, sono rimasto senza parole nel tracciare le linee di questo personaggio così complesso e così profondamente umano. Poi, durante una compulsiva rewatch di Twin Peaks, la serie evento di quel genio di David Lynch, mentre riflettevo su quanto fosse appropriato parlare di Bisping, appare proprio lui sullo schermo, in un meraviglioso cameo per intenditori.

La mia parte giornalistica si è offuscata e ha prevalso la parte passionale, l’amante dello sport e delle grandi storie umane ha affilato la penna e ne ha tracciato questa lunga e soggettivissima apologia del Conte Bisping. Questo non è calcio, non è tennis.
Queste sono le MMA. E sono sicuro che certe riflessioni tocchino le corde di chiunque abbia un cuore.