UFC 254, le pagelle: Khabib è leggenda. Whittaker e Volkov zittiscono gli scettici

UFC 254, le pagelle: Khabib è leggenda. Whittaker e Volkov zittiscono gli scettici

25 Ottobre 2020 2 Di Giuseppe Albi

UFC – Doveva essere uno degli eventi più spettacolari dell’anno e così di fatto è stato. UFC 254 non ha tradito le attese, anzi, ci ha regalato momenti destinati ad essere ricordati probabilmente per sempre.

Ma prima di addentrarci nel fiume di emozioni che ci ha riservato il gran finale della serata, partiamo con ordine dall’inizio analizzando con i nostri voti quanto accaduto ad Abu Dhabi.

I prelims come al solito sono stati un inno alla guerra dove non sono mancati colpi di scena e finalizzazioni drammatiche. Dal veterano Alex Oliveira, sottomesso con una ghigliottina da Shavkat Rakhmonov, alla gomitata devastante di Miranda Maverick ai danni di Liana Jojua. Senza dimenticare poi il KO inflitto da Tai Tuivasa a Stefan Struve. Un antipasto coi fiocchi per prepararci ad assaporare nel migliore dei modi le portate successive.

Al pronti via della main card a prendersi la scena è stato Magomed Ankalaev con le sue mani al plutonio che si sono abbattute su Ion Cutelaba. Se nel loro primo incrocio c’erano state delle polemiche per un stop ritenuto troppo veloce, questa volta Ankalaev non ha lasciato dubbi spedendo nel mondo dei sogni il suo avversario dopo pochi secondi. Una tempesta perfetta da 7 in pagella per il russo. Bocciatura totale invece per Cutelaba che torna a casa con un 3 che sa tanto di ridimensionamento.

Nel match successivo occhi puntati su Lauren Murphy e la sua scalata verso i piani alti della categoria dei pesi mosca. Di fronte a lei la debuttante Liliya Shakirova. Dopo un primo round quasi in equilibrio, nella seconda ripresa è stata la tecnica della Murphy a venire fuori alla distanza e a concretizzarsi con la splendida rear naked choke che ha costretto alla resa la Shakirova. Per Lauren Murphy è la quarta vittoria consecutiva. Uno score più che autorevole per invocare una sfida con la campionessa Valentina Shevchenko. Nell’attesa di vedere se la richiesta si concretizzerà in una reale chance titolata, eccola guadagnarsi il nostro bel 7 in pagella. Voto 5 invece per Shakirova che, al suo primo match in UFC, ha dimostrato comunque una buona personalità.

E a proposito di personalità. Phil Hawes si è iscritto di diritto nella classifica dei migliori debutti di sempre imponendosi nel primo round con uno spettacolare KO ai danni di Jacoub Malkoun. Dopo l’approdo in UFC grazie al Dana White’s Contender Series, continua dunque l’ascesa di questo esplosivo 31enne che in carriera ha all’attivo 9 vittorie tutte prima del limite. Il suo voto? 7.5. Un 2 tendente al non classificabile invece per Malkoun.

Salendo nella card non possiamo che avvertire anche una crescita del livello di adrenalina. Il confronto fra Alexander Volkov e Walt Harris si presentava in tal senso come il classico matchup fra striker e wrestler. La sfida tuttavia si è praticamente risolta in piedi, il terreno di caccia ideale per Volkov. Il russo ha imposto infatti sin da subito il suo ritmo ed ha portato a termine la missione con un TKO nel secondo round. Tutto quasi da normale amministrazione se non fosse che il risultato non era affatto scontato. Voto 7.5 per l’inossidabile Volkov. Voto 4.5 per un Harris alla sua seconda sconfitta consecutiva.

Sfida dopo sfida siamo arrivati al co-main event. Da una parte un ex campione a caccia di riscatto come Robert Whittaker. Dall’altra un atleta fra i più caldi dell’intero roster come Jared Cannonier. Doveva essere un incrocio stilistico aperto ad ogni tipo di pronostico e invece il tutto si è svolto con un copione ben preciso dove ad interpretare il ruolo da protagonista è stato Whittaker. L’australiano si è presentato al match in forma smagliante mostrando nuovamente al mondo quelle qualità che lo avevano reso campione. Tre round condotti con intelligenza e precisione chirurgica che hanno convinto i giudici a consegnargli la vittoria per verdetto unanime e a noi di premiarlo con un bell’8 in pagella.

Delusione totale invece sul fronte Cannonier. The Killa Gorilla ha affrontato un match così importante con una strategia abbastanza discutibile incentrata presumibilmente sul rendere inabile la gamba avanzata di Whittaker con dei low kick, per poi cercare degli assalti nella seconda parte della contesa. Gli è riuscita solo una parte del piano. Un vero peccato perché se avesse approcciato l’incontro come negli ultimi trenta secondi forse l’esito sarebbe potuto essere diverso. Voto 4 per lui.

Ed ora il main event. Descrivere quanto successo è complicato e probabilmente ridondante considerando l’eco mediatica che si è sviluppata intorno al nome di Khabib Nurmagomedov.

In sintesi Khabib ha fatto ancora una volta quello per cui è stato creato, ovvero portare negli abissi più profondi il suo avversario e vincere. Un piano annunciato, che si ripete ormai da anni e che all’apparenza sembra anche abbastanza semplice. Peccato però che nessuno è mai riuscito a trovare una contromisura. Nemmeno uno come Justin Gaethje, fenomenale striker e altrettanto fenomenale wrestler.

Il tutto si è svolto come la trama di un film, con l’epilogo finale rappresentato da quella triangle choke che rimarrà impressa nella storia per sempre, così come le lacrime al centro dell’ottagono scese a fiumi nel ricordo del padre scomparso. Poi l’abbraccio sincero di Gaethje, il quale si merita un 6 in pagella per averci provato nonostante la piena consapevolezza di trovarsi di fronte un extraterrestre. Infine l’annuncio del ritiro, quasi come a voler fermare il ricordo per sempre e rendere tutto ancora più epico.

Davanti a questo capolavoro vi renderete conto che è praticamente impossibile dare un voto. Anche un 10 apparirebbe riduttivo. Mi sento di sdoganare quindi per la prima volta l’inquantificabile, qualcosa di talmente smisurato da non esistere. Sto parlando dell’infinito, perché se proprio ci deve essere un voto beh, questa volta non può che essere riconducibile a “infinito”.

Ed ora? E’ naturale avvertire sempre un velo di malinconia quando qualcosa di così grande si conclude. Quello che resta però è il senso di aver preso parte ad un appuntamento con la storia. Tutti noi infatti siamo stati testimoni delle gesta di uno dei più grandi campioni di sempre. Non solo nelle MMA, ma anche di tutti gli sport. Perché nell’iconografia mondiale, oggi, Khabib può essere paragonato ad altre leggende come Michael Jordan, Mike Tyson e Diego Armando Maradona. E questo nessuno potrà contestarlo.

Grazie di tutto Khabib.