UFC, l’evoluzione tecnica di Marvin Vettori dagli esordi ad oggi

UFC, l’evoluzione tecnica di Marvin Vettori dagli esordi ad oggi

2 Dicembre 2020 1 Di Redazione

UFC – Questo sabato a Las Vegas andrà in scena un momento assolutamente topico, sia per la carriera di Marvin che per le MMA italiche tutte. “The italian dream” sarà infatti il primo atleta nostrano a combattere sui 5 round in un main event UFC. Contro di lui Jack “the Joker” Hermansson, veterano attualmente al numero 4 dei ranking di categoria. Se Marvin dovesse vincere, parlare di title shot non sarebbe più un sogno.

Come si arriva da Mezzocorona ai vertici di una delle categorie più difficili della massima promotion mondiale? Il DNA sicuramente ha fatto la sua parte, ma nella crescita di Vettori come fighter non c’è niente di casuale. Se c’è una caratteristica che eleva Marvin dalla media dei suoi colleghi, è la capacità di lavorare incessantemente sul proprio arsenale alzando ad ogni camp l’asticella della performance in ogni fase del combattimento.

Fondamenta solide

Marvin Vettori stilisticamente nasce grappler. Una scelta naturale: forte di un’esplosività e di una capacità di mettere pressione fuori dal comune, Vettori costruisce la sua prima striscia di vittorie da pro asfissiando i propri avversari takedown dopo takedown. Le sue prime cinque vittorie arrivano infatti tutte per sottomissione. Voglio sottolineare come Marvin abbia evidenziato fin dagli inizi della carriera pro delle caratteristiche da grappler moderno: il suo stile di lotta è completo e solido in ogni fase del match. Soprattutto in quelle fasi che nelle MMA attuali finiscono per decidere i match, e che a volte hanno rappresentato il tallone d’Achille di altri connazionali in top promotion: mi riferisco alla lotta a parete e alla gestione delle transizioni, o scrambles che dir si voglia. Si tratta del bagaglio tecnico più strettamente discendente dal wrestling, a mio avviso tra i più ostici da metabolizzare per chi arriva da background diversi.

Nel panorama delle MMA moderne però (a maggior ragione ai piani alti dell’UFC) essere degli specialisti, sia pur eccellenti, non basta più. Per entrare nell’élite bisogna avere risposte convincenti in ogni fase del match, e questo Marvin lo sa bene. Sa di dover crescere. Una volta concluso il suo percorso in Venator ed archiviata l’esperienza londinese alla London Shootfighters attraversa l’oceano per approdare alla King’s MMA. Qui comincia l’avventura in UFC ed inizia ad emergere il Vettori 2.0.

Un incessante lavoro di cesello

Senza voler entrare nel merito dell’eterna (e sterile) diatriba sulla necessità per i fighter italiani di accasarsi presso team esteri più o meno famosi, è evidente come nel caso di Marvin il cambio di team abbia prodotto risultati tangibili. Sotto la guida di Rafael Cordeiro e grazie alla pressione di sparring partner di livello assoluto (Fabricio Werdum e Kelvin Gastelum, giusto per fare due nomi) lo striking di Marvin evolve di match in match. Sopratutto a livello pugilistico si evidenzia un salto di livello notevole. Le combinazioni trovano i tempi e le distanze giusti sempre più spesso e fanno danni, nonostante non producano ancora KO. Anche gli automatismi difensivi diventano funzionali: grazie ad una maggiore mobilità di testa e tronco diminuisce il volume di colpi incassati. La lettura degli spazi è più accurata e di conseguenza la gestione dell’ottagono. Anche l’utilizzo di low e middle kick diventa continuo ed efficace, sfruttati con continuità per chiudere le combinazioni e spezzare il ritmo degli avversari.

La padronanza delle nuove skills si è manifestata soprattutto a partire dal match contro l’attuale campione Israel Adesanya, ed ha dato i suoi frutti nei match contro Cezar Ferreira, Andrew Sanchez e soprattutto Karl Roberson.

La sconfitta per split decision contro the last Stylebender è stata paradossalmente un punto di svolta per Marvin: è stata la vetrina grazie alla quale ha potuto mettere in mostra le proprie qualità ad un pubblico più ampio, dimostrando di essere solido in ogni reparto.

L’occasione di una vita

Il Vettori che arriva alla sfida contro Hermansson è un fighter completo e maturo, che alle doti di grappler di livello ha aggiunto uno striking efficace ed una capacità di lettura dei match notevole. Tutto questo senza perdere per strada quelle qualità che non si possono allenare: un mento granitico ed una durezza mentale che ha pochi eguali anche nella top 15 UFC.

Il match up è di quelli difficili: Hermansson ha caratteristiche paragonabili a quelle di Marvin ma ha dalla sua un’esperienza superiore contro avversari di livello. Il grappling dello svedese è davvero di livello altissimo, e può vantare una delle ghigliottine più affilate dell’UFC. In piedi ha un buon timing e mani pesanti. D’altra parte, non ci si ritrova al quarto posto dei ranking per caso.

In questo tipo di match, spesso sono la cura dei dettagli ed un buon gameplan a fare la differenza. Servirà una prestazione maiuscola per portare a casa la vittoria, ma “the Italian dream” ha già dimostrato di potersela giocare con chiunque. Per una volta, sognare non è un reato.