UFC, la sincerità di GSP: “Amo la sensazione della vittoria, ma odio tanto combattere”
30 Gennaio 2021 0 Di RedazioneUFC – Da tanti è considerato il GOAT (greatest of all time, il più grande di sempre) e nel 2020 è entrato nella Hall of Fame della UFC. Ritiratosi nel 2017 dopo aver vinto la cintura dei pesi medi, sua seconda cintura dopo quella dei welter tenuta e difesa per anni, è tornato a parlare in numerose interviste, soprattutto dopo essere stato ultimamente spesso accostato a Khabib per un eventuale match di ritorno di entrambi.
Ma sono scettico, perché già in passato aveva dichiarato di non aver mai avuto un buon rapporto con l’essere un fighter, e più recentemente ha aggiunto qualcosa in più. Ed è molto allettante.
“Mi manca la sensazione della vittoria. È incredibile e strano quanto io ami la sensazione del successo e quanto odi combattere. Quello non mi manca e non mi è mai mancato, nemmeno un secondo. Ricordo che prima di ogni match uscivo a mangiare con un mio amico e piangevo, ogni volta giuravo che sarebbe stata l’ultima volta, ma dopo il match mi ritrovavo nel pieno del fomento a bramare il prossimo match. Ma non sono uno che ama combattere, lo odio e l’ho sempre odiato, ero solo particolarmente bravo a fare quello che facevo, e giovavo di tutto ciò che viene dopo la vittoria: la fama, i soldi, le donne, la gloria e la libertà. E quello lo amavo, e un po’ ne sento la mancanza”.
In sintesi, GSP non è un lottatore nato, un guerriero o qualsiasi aggettivo che siamo normalmente abituati ad attribuire a chi dedica la propria vita a combattere.
“Rush” è più un genio, quasi un intellettuale, oserei dire un imprenditore del combattimento. Forse più imprenditore di Conor McGregor. L’irlandese è oggettivamente un imprenditore, economicamente parlando, Georges St-Pierre lo è nell’approccio all’ottagono.
Odiare visceralmente ciò che si fa per amare follemente quello che ne viene. È un meccanismo che sembra insolito ma forse non lo è, specialmente nella vita lavorativa di molte persone, o nella scelta verso il futuro di tanti giovani. E GSP ci ha costruito la sua vita, la sua carriera e ci è diventato una leggenda. Forse è esimio per questo, forse è il GOAT per questo.
E noi amiamo questo sport perché è così: ambivalente, bipolare e tremendamente pregno di emozioni, emozioni forti.
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