UFC, Paulo Costa: “Vinco tutto, mi ritiro e dono il mio cervello per studiarlo”
21 Aprile 2020 3 Di RedazioneIl contendente numero uno al titolo dei pesi medi UFC, Paulo Costa (13-0, 5-0 UFC) ha rilasciato alcune dichiarazioni in merito alle conseguenze dei colpi alla testa nelle MMA.
Costa, precedentemente soprannominato “Borracinha” -poi tradotto in “The Eraser”- ha finalizzato 4 dei suoi 5 match in UFC per KO tecnico, superando avversari del calibro di Johnny Hendricks, Uriah Hall e Yoel Romero -quest’ultimo sconfitto ai punti per decisione unanime.
Il brasiliano è noto per essere colui che avanza e che pressa gli avversari nell’ottagono, e per ora quelli che hanno dovuto preoccuparsi dei danni alla testa sono stati gli altri.
In un intervista al portale AG Fight, ha dichiarato:
Sappiamo che il cervello è fatto di cellule specializzate, i neuroni, che non si rigenerano in età adulta. Mi sono informato, ho fatto delle ricerche, e so che man mano che l’età avanza perdiamo cellule cerebrali, diminuiscono i riflessi, ci sono vuoti di memoria, difficoltà nel linguaggio. Rose Gracie ha addirittura portato avanti una campagna per far sì che i fighters donino il loro cervello per la ricerca.
Riguardo sé stesso invece ha detto:
Per quanto mi riguarda, voglio conquistare tutto nella mia carriera, e farlo nel più breve tempo possibile. Combatterò fino a 36 anni, poi mi ritirerò e lo farò anche per il bene delle mie funzioni cerebrali. E’ un argomento molto serio, perché ancora non ci sono dati sufficienti per capire se esistono e quali siano le conseguenze dei traumi cranici.
E’ molto interessante sentire il parere di un MMA fighter di così alto livello riguardo i possibili danni cerebrali a lungo termine, dal momento che spesso questo argomento sembra ancora essere un taboo. Il brasiliano, dunque, è consapevole di questi possibili effetti indesiderati, avendo già preso delle decisioni importanti non solo riguardo il suo futuro dopo la carriera nell’ottagono, ma anche nella preparazione agli incontri:
Quello che possiamo fare è proteggerci dai colpi diretti alla testa, soprattutto in allenamento utilizzando i caschetti e facendo sparring coi guanti da boxe. Non credo che smetterò di fare sparring: c’è comunque un piccolo prezzo da pagare per svolgere questa professione.
Le MMA sono uno sport giovanissimo, per cui questi probabili effetti sono per lo più ipotizzati e mutuati da altri sport da combattimento -come la Boxe- che scientificamente dimostrati.
Questa dovrà essere una priorità quando l’anzianità dello sport sarà tale da permettere alla comunità scientifica di analizzare le funzionalità cerebrali a lungo termine dei fighter di MMA.
Articolo a cura di Vincenzo Sorgente.
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