UFC, Mike Perry: scheggia impazzita o genio del marketing?

UFC, Mike Perry: scheggia impazzita o genio del marketing?

26 Novembre 2020 0 Di Redazione

UFC – Mike Perry è uno dei nomi più caldi degli ultimi tempi in UFC. Il bello è che non è (prevalentemente) per meriti sportivi. È sempre stata una regola quella che per essere un fighter famoso, oltre ai successi bisogna anche saper fare rumore mediatico. Mike Perry ne è l’esempio, soprattutto con un record non proprio felice di 7-7 in UFC. È figlio dell’amore per il trash che tanto va di moda negli ultimi anni: tanti programmi spazzatura in TV hanno tanto share proprio perché nutrono l’occhio affamato di trash, e anche nel mondo delle MMA, in teoria più serio, si salta all’occhio così.

Classe 1991, Perry è sempre stato una testa calda, tante scuole cambiate, tante risse, tanti problemi legali. La svolta arriva quando inizia ad allenarsi in una palestra in Florida. Si destreggia in qualche incontro da dilettante, poi da pro ed approda nella più grande promotion di MMA nel 2016

Da subito si è contraddistinto anche fuori dall’ottagono, si può quasi definire un principino dei face-off. All’esordio in UFC 202 ha urlato in faccia al povero Lim Hyun-gyu:”You thought you had a friend, boy!”, vincendo poi al primo round per TKO. A UFC 204 invece ha mangiato una barretta di cioccolato di fronte all’avversario Danny Roberts intimando che se lo sarebbe mangiato vivo. E anche qui vittoria per KO, stavolta al terzo round. A UFC on Fox 22 ha scattato una polaroid ad Alan Jouban sventolandogliela in faccia, salvo poi perdere per decisione unanime.

Ha poi due Fight of the Night per l’incontro con Vicente Luque e quello con Alex Oliveira e due Performance of the Night, di cui una grazie ad una meravigliosa gomitata ai danni di Jake Ellenberger che lo ha mandato KO. Qualche sconfitta qui e lì per decisione, una per sottomissione rimediata con una bellissima armbar di Donald Cerrone e un TKO subito da Geoff Neal ad UFC 245. 


Insomma, un fighter notevole, ma nulla di stratosferico. Eppure fa rumore, tanto rumore, soprattutto per le controversie. Infatti, ha spesso ripetuto la “n-word”, che in America è vista come una considerevole manifestazione di razzismo. Ha poi giustificato il tutto postando un video nei social media in cui affermava di avere un 2% di DNA africano: Questo, a suo dire, lo avrebbe assolto ed autorizzato a ripetere la parola. Perry non è poi raramente coinvolto negli street-fight: nel capodanno del 2016 ha steso un uomo che stava importunando la sua fidanzata, e più recentemente ha mandato KO un uomo anziano dopo che questo, stando a quanto dice Platinum, lo avrebbe affrontato fisicamente. Infine, ultimamente ha dichiarato che non avrebbe avuto nessuno al suo angolo, nessun coach. Solo la sua neo-fidanzata. Lo ha fatto davvero ed ha anche vinto dominando contro Mickey Gall


Insomma, ci è, ci fa o è un genio nel promuoversi? Quella di Perry sicuramente non è una personalità che si dimentica facilmente, dentro e soprattutto fuori l’ottagono: dalle urla strambe dopo l’annuncio della vittoria, fino alle interviste post-match in cui fa sparate populiste contro le tasse americane troppo alte. Siamo qui a parlarne, su Instagram è pieno di meme e ultimamente sta costruendo il terreno per un match ad alta risonanza mediatica contro Darren Till. Ciò che è sicuro è che almeno una volta al mese ci tocca parlare di lui. L’opinione pubblica è che sia pazzo e anche un po’ scemo, il risultato è che rimane simpatico. Quando vince crea anche un bello spettacolo e può far piacere vederlo combattere, quando perde godiamo un po’ tutti. 


“I hate being bipolar it’s awesome” recita la copertina dell’album Ye di Kanye West e forse Mike Perry è un’ottima personificazione della frase. Spesso si utilizza il termine “bipolare” per indicare una persona lunatica o con qualche sbalzo d’umore. In realtà è (detto in parole poverissime) l’alternarsi di stati depressivi per un periodo consistente, ad una fase maniacale che comporta deliri, eccitazione, bizzarria e stravaganza. Gli ultimi quattro aggettivi ricordano parecchio il nostro Platinum. La fase depressiva è quella che proviamo noi quando lui e altri  atleti esplicitano comportamenti nocivi per questo sport. 


L’augurio che ci facciamo è che rimanga bizzarro e divertente prima, dopo e durante i match e che la smetta di immergersi in controversie etiche e legali, visto che se dovesse continuare così Dana White non sarebbe poi così contento.

 
Scemo o non scemo, Mike Perry è sulla bocca di tutti. E balla.