UFC 249, dall’addio di Cejudo al Gaethje 2,0: tutte le emozioni del ritorno delle MMA
10 Maggio 2020 12 Di Giuseppe AlbiUFC 249 – Avete presente quella sensazione che avvertite quando vi godete una cosa dopo tanto tempo? Che ne so, se siete un fighter per esempio una pizza nel vostro giorno di sgarro, o se siete dei romantici il bacio della vostra fidanzata dopo due mesi di quarantena. La lista potrebbe essere infinita, ma il comune denominatore sarebbe sempre lo stesso, ovvero quel momento tanto desiderato che però lascia inevitabilmente un pizzico di malinconia quando è passato.
Anche UFC 249 è stato un po’ così e forse è per questo che alla vigilia ci eravamo ripromessi di gustarcelo in ogni suo istante, in ogni suo dettaglio. Al sottoscritto UFC 249 ha persino salvato la vita visto che dopo aver esternato la trepidante attesa per il 9 maggio, ho reso felice mia moglie che pensava mi riferissi al suo compleanno dato che compie gli anni lo stesso giorno.
Vite coniugali a parte (messe oltretutto a dura prova da visioni ininterrotte di match) come redazione di TuttoMMA ci porteremo dentro davvero ogni minimo particolare di UFC 249. Dal ghigno diabolico di Sam Alvey, il quale ci aveva raccontato in esclusiva le sue sensazioni alla vigilia del match, alla caduta di Dominick Cruz, altro graditissimo ospite ai nostri microfoni.
E poi Cerrone, Pettis, Cejudo, Ngannou e Ferguson. Ricorderemo ogni singola cosa che questi gentiluomini hanno fatto in quella gabbia, e lo faremo con la stessa perizia di dettagli con cui li abbiamo raccontati nelle settimane d’avvicinamento all’evento. Oltre a loro ricorderemo ovviamente anche tutti gli altri, perché in questo nostro inizio di percorso editoriale abbiamo cercato di portarvi davvero nella totalità del magico mondo delle mixed martial arts.
No, non ci siamo dimenticati. Ci porteremo dentro anche lui, Justin Gaethje, l’uomo che si è preso la copertina di una card destinata a rimanere nella storia.
Sì, perché UFC 249 rimarrà nella storia sia per la qualità dei match disputati, ma anche e soprattutto perché ci ha regalato quegli attimi di quotidianità che avevamo perduto e di cui avevamo bisogno. E allora a mente fredda, ma ancora estasiati per quanto abbiamo visto, mettiamoci comodi e rituffiamoci nella notte indimenticabile di Jacksoville per riavvolgere il nastro e ripercorrere tutto quello che è successo.
Come in un film di Quentin Tarantino il nostro viaggio parte dalla fine. In mezzo all’ottagono Joe Rogan ha appena chiesto a Justin Gaethje perché ha lanciato via la cintura di campione ad interim dei pesi leggeri. La risposta è semplice, ma non per questo scontata: The Highlight vuole la cintura vera, quella detenuta da Khabib Nurmagomedov, e lo ha appena dimostrato nella gabbia contro un mostro sacro come Tony Ferguson.
Chi si aspettava il solito Gaethje versione brawler si sbagliava. A Jacksonville è arrivato Justin 2.0, un nuovo prototipo che non ha fallito il test sperimentale. Concentrato, composto, intelligente e letale. Gaethje si è tolto i panni del rissaiolo e ha indossato per l’occasione l’abito raffinato del counter-striker.
Un aggiornamento di sistema che probabilmente non si aspettava nemmeno Ferguson. Un errore di valutazione che, insieme al doppio taglio del peso a cui si è sottoposto nelle ultime settimane, sono costati a El Cucuy il match e la chance per il titolo con Khabib. Sì, perché ora sarà Gaethje ad affrontare il daghestano. Un diritto conquistato a suon di pugni terrificanti che hanno sgretolato lo stile di lotta ancestrale del suo avversario. Nemmeno l’evocazione dello spirito del re degli zombie – che si è impossessato di Tony nella fase più difficile del match – ha sortito qualche effetto. Justin Gaethje è rimasto immune ad ogni sortilegio esorcizzando persino il pauroso montante sul finire del secondo round che avrebbe potuto scrivere un finale diverso.
E a proposito di finali diversi. Cosa dire di Henry Cejudo vs Dominick Cruz?
C’è chi parla di stop arbitrale anticipato, chi parla di decisione giusta. Il match fino a quel momento sembrava aperto ad ogni tipo di verdetto, anche se fra i due era stato proprio Cejudo a piazzare i colpi migliori. Di certo non scopriremo mai come sarebbe andata a finire anzi, non lo scopriremo mai più, visto che a fine match Cejudo ha annunciato a sorpresa il suo ritiro dalle mixed martial arts. Una notizia arrivata come un fulmine a ciel sereno nel momento più alto della carriera di un ragazzo che è stato capace di conquistare una medaglia d’oro alle Olimpiadi e due cinture UFC nei pesi gallo e nei pesi mosca.
Aspira a raggiungere la stessa grandezza anche Francis Ngannou. Il camerunese, dopo aver perso la sua chance per il titolo nel 2018 contro Stipe Miocic, è tornato alla carica a suon di ko. Quello messo a segno contro Jairzinho Rozenstruik dopo soli 20 secondi è un’azione talmente brutale che ce lo fa apparire davvero come il Goro di Mortal Kombat memoria.
Un turbinio di braccia da far storcere il naso ai puristi. Stile a parte però non si può non soffermarsi sulla potenza di un uomo capace di poter distruggere chiunque. L’unico interrogativo resta sempre quello legato al cardio e all’adattamento contro lottatori più abili tecnicamente come i suoi prossimi possibili sfidanti Daniel Cormier e Stipe Miocic. Se Ngannou vuole conquistare il trono dei massimi a discapito di uno di questi due, deve necessariamente dimostrare di aver imparato dai suoi errori del passato.
E’ ancora ovviamente presto per dirlo, come è presto per dire anche se ci sarà spazio ai vertici dei pesi massimi per gente come Greg Hardy e Alexeyi Oleynik. Entrambi sono usciti vincitori nella notte di Jacksonville rispettivamente contro Yorgan De Castro e Fabricio Werdum dando seguito a quanto di buono avevano fatto vedere nelle ultime uscite. Due successi arrivati per verdetto dei giudici che ci sentiamo di condividere.
Stessa cosa non possiamo dire invece per Carla Esparza vs Michelle Waterson e Anthony Pettis vs Donald Cerrone. Nel primo match la Esparza si è imposta per decisione unanime con un pesante 30-27. Una punizione un po’ eccessiva per Karate Hottie in una sfida nella quale comunque entrambe non hanno fatto molto per vincere.
Nel secondo match citato invece la vittoria è andata meritatamente a Pettis, ma la spettacolarità dell’incontro e alcuni colpi a segno di Cerrone potevano generare almeno una situazione di split decision.
Fortunatamente nelle MMA è possibile decidere le proprie sorti anche in prima persona ed è proprio quello che hanno fatto Vincente Luque e Calvin Kattar. Il primo ha letteralmente distrutto Niko Price costringendo i dottori ad interrompere il match nel terzo round. Un pestaggio in piena regola che ha deformato il volto del povero Price consegnando ai produttori di meme del nuovo materiale su cui lavorare.
Kattar invece si è imposto sul veterano Jeremy Stephens con una gomitata nel secondo round che rientrerà quasi sicuramente nei migliori ko del 2020. Un colpo da highlights, anche se dietro c’è molto di più. Kattar infatti ha dimostrato di essere un lottatore eccellente in grado di poter dire la sua nel prossimo futuro nella categoria dei pesi piuma.
E a proposito di futuro. Chiudiamo il nostro viaggio a ritroso tornando all’inizio, ovvero da chi si è messo in mostra negli early preliminary. L’imbattuto Ryan Spann ha sconfitto per split decision Sam Alvey continuando così la sua rincorsa alla Top 15 dei massimi leggeri.
Bruce Mitchell invece ha messo in mostra tutto il suo incredibile talento “giocando” con Charles Rosa. Già, giocando perché quanto fatto vedere dal 25enne dell’Arkansas è stato un dominio imbarazzante oltreché puro spettacolo per l’anima. Striking attento, controllo dell’ottagono e capacità nella lotta a terra da autentico predestinato. UFC 249, tra le tante cose, ci ha regalato anche un nuovo prospetto da tenere d’occhio.
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Info sull'autore
35 anni, Responsabile editoriale di TuttoMMA. La scrittura e gli sport da combattimento sono arti sublimi. Poter fondere entrambe è la mia più grande passione.
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